Non è un bel momento per Bitcoin. La criptovaluta più famosa al mondo è da un mese a livelli pre 2021, quando cominciò l’esplosione.
Dopo quasi due anni sulla cresta dell’onda, con picchi di valore oltre i 50.000 dollari per unità, Bitcoin è tornato attorno ai 16.000 dollari, e gravita attorno a questa cifra dagli inizi di novembre.
Un calo cominciato a marzo, e che da allora non sembra conoscere fine. Gli esperti lo chiamano criptoinverno, e le sue cause sono diverse. È in corso infatti una sorta di tempesta perfetta attorno alle criptovalute, che stanno attraversando un momento di difficoltà molto marcato. Bitcoin ha però già toccato il fondo? O sono previsti nuovi tuffi verso il basso?
Quando si parla di criptoinverno si intende un periodo in cui le criptovalute perdono di valore e il mercato attrae meno investimenti, per varie ragioni. Questo criptoinverno è cominciato a marzo, quando la tempesta perfetta si è abbattuta sul mercato delle crypto internazionale. I fattori che hanno determinato il tuffo verso il basso di Bitcoin e il fallimento di moltissime aziende basate sulla blockchain sono due.
Il primo è il calo della liquidità in circolazione. Dopo anni di tassi sotto zero e iniezioni continue di denaro nell’economia per provare a spingere la crescita, le banche centrali hanno tolto il piede dall’acceleratore spaventate dall’inflazione. Prima la FED poi la BCE hanno alzato i tassi ad un ritmo forsennato, e i soldi hanno smesso di circolare liberamente come in passato. Questo ha portato ad un ritiro dei capitali dai mercati speculativi, quali le crypto sono.
Ad unirsi a questo problema c’è stato l’aumento dei costi di mining, il processo con cui le crypto vengono immesse nel mercato. L’aumento dei prezzi dell’energia dovuto alla ripresa e alla guerra in Ucraina e il progressivo diffondersi di leggi contro il mining in moltissime nazioni hanno portato il costo dell’estrazione di un Bitcoin dalla blockchain a livelli mai visti, scoraggiando gli scambi e rendendo il mercato più lento e quindi meno redditizio.
La domanda che si fanno in molti è però se questa sia la fine dei cali per bitcoin. Il prezzo è stabile da circa un mese, da quando cioè la criptovaluta più famosa del mondo ha fatto il suo ultimo balzo verso il basso a inizio novembre, toccando i 16.170 dollari che rappresentano la cifra più bassa da quasi due anni. Analizzando i fattori che hanno portato il mercato a questa situazione, una ripresa non sembra imminente. L’energia continuerà a costare molto e l’inflazione non accenna a scendere, e quindi i tassi rimarranno alti.
I fallimenti di grandi aziende del settore come FTX ha poi aumentato la sfiducia nei confronti del mercato, e quindi il fondo potrebbe non essere ancora stato toccato. Secondo i maggiori esperti però Bitcoin, e la sua maggiore alternativa Etherium, non sono destinati a sparire dal mercato. Semplicemente continueranno a seguire gli andamenti dell’economia reale, almeno fintanto che rimarranno mercati altamente speculativi come sono ora. Chiamarle criptovalute è ormai infatti non del tutto corretto. Il loro utilizzo è principalmente quello di investimento ad alto rischio, con grandi possibilità di guadagno come grandi possibilità di perdite.
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