Si fa presto a dire panettone. Colore, consistenza, alveoli, crosta: ecco la (vera) classifica dei migliori secondo gli esperti.
Per carità, magari non piacerà a tutti, ma l’acquisto di un panettone per le festività natalizie significa quasi rispettare una tradizione piuttosto che gratificare le proprie papille gustative.
Di contro, naturalmente, c’è anche chi apprezza la raffinata pasta che contraddistingue il più tipico dei dolci del Natale, più della delicatezza del “concorrente” per eccellenza, il pandoro. Difficilmente su una tavola imbandita per le feste mancheranno almeno uno dei due. Sempre che non ci siano entrambi. Anche perché tutti e due si riservano la loro dose di leggenda, che ha contribuito a renderli delle vere e proprie pietre miliari non solo della gastronomia ma anche della tradizione e della cultura del nostro Paese. Immaginare un Natale senza pandoro e, ancora di più, senza panettone, risulta piuttosto difficile. Riuscire a distinguerne le varie qualità, invece, è roba da intenditori. Il consumatore medio, infatti, si affida alla marca, piuttosto che all’abitudine di acquistarne uno piuttosto che un altro.
In realtà, anche le associazioni di categoria hanno provato a tracciare una linea guida per capire quali siano i panettoni migliori. Come al solito, non è solo questione di marca. Altroconsumo ha stilato una classifica (ma forse più un vademecum) tenendo conto di aspetti ritenuti cruciali per determinare la qualità del prodotto. Per alcuni l’assenza dei canditi è sufficiente per conferire la palma di panettone migliore. Tuttavia, i dettagli ai quali fare attenzione sarebbero ben altri. Altroconsumo ha indicato la valutazione visiva, ad esempio, un aspetto fondamentale: dall’incarto alla presentazione, l’aspetto generale giocherebbe già un ruolo di rilievo. Ma non il più importante.
Dal momento che l’abito non fa il monaco, sarebbe consigliabile andare oltre l’aspetto esteriore del dolce. Figurarsi della confezione che lo avvolge. Ma se proprio si volesse trovare un indizio “esterno”, Altroconsumo suggerisce di concentrarsi sulla crosta: secondo gli esperti, infatti, la compattezza della parte esterna del panettone è un requisito base per accertarne la qualità. Una crosta troppo sottile, che tende ad esempio a sgretolarsi, non sarebbe un buon segno. Lo stesso vale per il colore, la cui tonalità fra l’oro e il caramello rappresenterebbe un indicatore di buona qualità. Per quanto riguarda l’aspetto interno, la cosiddetta “alveolatura”, ossia la presenza delle caratteristiche “bolle” spia di una buona lievitazione. Persino l’odore, oltre che il sapore, viene ritenuto importante per avere la consapevolezza di trovarsi di fronte a un prodotto quantomeno accettabile. Stesso discorso per la morbidezza (più o meno quella richiamata da una storica pubblicità natalizia) e la consistenza al centro dell’impasto.
Va da sé che, accanto ai parametri gastronomici, vanno valutati anche quelli tecnici, dall’etichetta al peso, fino alla corretta salubrità e qualità degli ingredienti utilizzati (a cominciare da burro, tuorlo d’uovo e frutta). È chiaro che, per un acquirente ordinario, effettuare tali valutazioni richiede quelle dosi di tempo e pazienza che, nella maggior parte dei casi, durante gli acquisti vengono giocoforza a mancare. Tuttavia, negli anni, riuscire a effettuare una cernita fra le innumerevoli marche presenti nei supermercati potrebbe venire più semplici. Altroconsumo ne ha analizzate dodici fra le più famose, indicando Vergani e Maina come le qualità di panettone più performanti. Non male nemmeno il dolce realizzato dalla Coop, che si piazza davanti a marchi ben più famosi come Bauli, Motta e Tre Marie. All’occhio degli esperti, la storicità del marchio conta relativamente.
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