Misure contro il caro energia e non solo. La Manovra prova a distribuire gli strumenti contro il carovita ma c’è chi contesta.
Tutto fatto, più o meno come era stato annunciato. La prima Manovra dell’era Meloni va in porto, portando con sé alcune modifiche attese e il solito dibattito politico che mette in discussione le misure adottate.
Tuttavia, almeno nell’immediato, la Legge di Bilancio dovrebbe avere un suo impatto. Se non altro sul tema più scottante di tutti, ossia il caro energia. I 21 miliardi complessivi coinvolgeranno famiglie e imprese, per uno stock di aiuti che avrà, come primo obiettivo, il tamponamento dell’emergenza legata al rincaro dei costi delle utenze, luce e gas su tutte. Una promessa fatta in campagna elettorale ma, a ben vedere, un’urgenza non più procrastinabile. Come annunciato, il Governo provvede al taglio degli oneri impropri sulle bollette, con il rifinanziamento del credito d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale fino al 30 marzo 2023. Un provvedimento che riguarderà bar, ristoranti ed esercizi commerciali, per i quali il credito passerà dal 30% al 35%. Step dal 40% al 45%, invece, per le imprese energivore e gasivore.
Non solo. Più di 3 miliardi saranno infatti destinati al comparto sanitario e agli lenti locali, incluso il trasporto pubblico locale. Anche per loro sarà possibile usufruire dell’agevolazione sul credito d’imposta. Una misura che servirà ad ammortizzare i costi dell’energia e ad abbassare il rischio d’impresa sulle spese per le utenze. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha parlato di “aiuti più mirati”, destinati a limitare le conseguenze di una fase di difficoltà “a livello economico e sociale”, oltre che di grande “incertezza riguardo al contesto geopolitico”. Alle famiglie sarà destinato il Bonus sociale per la spesa delle bollette. I nuclei familiari più fragili vedranno confermata l’agevolazione, oltre che rafforzato il meccanismo per riceverla, vista la soglia Isee portata da 12 mila a 15 mila euro per l’accesso al beneficio.
Manovra, bonus per le famiglie e taglio agli oneri impropri: quali sono le obiezioni
In ballo c’è molto. Il futuro degli italiani in primis, che hanno atteso la Manovra per capire se, dai fondi pubblici, sarebbero uscite fuori le risorse per affrontare la meglio l’inverno. Per le opposizioni non è così. E l’ex premier Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, non ha mancato di farlo presente, affidandosi a un video muto, accompagnato da cartelli (stile “Love Actually”) per mettere alla berlina i difetti della Legga di Bilancio. Criticando, in particolar modo, gli scarsi aiuti diretti ai lavoratori. A questo proposito, l’ex presidente del Consiglio lascia in sottofondo al suo video la richiesta di Giorgia Meloni (allora all’opposizione) al suo Governo di versare immediatamente 1.000 euro ai lavoratori in difficoltà. Richiesta che Conte contesta con un cartello che recita: “Solo 10 euro al mese in più per i lavoratori”.
Contestazione anche sulle persone in condizione di povertà, alla quale sarebbero destinate, secondo Conte, in 660 mila. Terzo cartello: “Tagli di 6 miliardi di euro in 2 anni sulle pensioni”. Critica aperta, chiaramente, anche in direzione del Reddito di Cittadinanza: “Se non avessimo alzato la voce – ha spiegato l’ex premier -, già con l’inizio del nuovo anno Meloni lo avrebbe cancellato”. In effetti, l’accantonamento della misura di sostegno diretto al reddito dei cittadini in difficoltà, voluta proprio dal Movimento 5 stelle, sarà graduale. Inoltre, le misure contro l’inflazione prevedranno una riduzione dell’Iva al 5% per i prodotti per l’infanzia e quelli per l’igiene intima femminile. Misure che, secondo le opposizioni, non basteranno a tenere a bada i rincari. Forse più efficace il fondo di 500 milioni per la “Carta Risparmio Spesa”, destinata ai redditi fino a 15 mila euro.
Assegno Unico e pensioni
Occhio all’Assegno unico. Per le famigli con 3 o più figli sarà maggiorato del 50% dopo una maggiorazione già prevista al primo anno di un altro 50%. Spazio anche alle assunzioni a tempo indeterminato, almeno sulla carta: per chi assumerà con tali contratti, scatteranno agevolazioni in forma di contributi fino a 6 mila euro, destinati a chi ha già un contratto determinato e, in particolare, alle donne under 36, oltre che ai percettori del Reddito di Cittadinanza. Sul capitolo pensioni, invece, ci si dovrà accontentare: la via di mezzo scelta è Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi), oltre a una decontribuzione del 10% per chi decide dire stare al lavoro.