Le rinunce a tavola possono far risparmiare molti soldi e limitare i danni dell’inflazione. Ecco come gli italiani consapevoli stanno gestendo i rincari.
Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. I tempi sono difficili e i consumatori accettano – a malincuore – alcune rinunce.
Le abitudini degli italiani a tavola stanno lentamente cambiando. Una modifica resa necessaria dall’inflazione che ha comportato un notevole aumento del costo della vita. Nonostante gli aiuti economici del Governo – ricordiamo che a breve dovrebbe arrivare la Carta Risparmio Acquisti – la crisi economica dilaga e i contribuenti rischiano di svuotare i conti per pagare mutui e bollette. Ognuno deve tentare di risparmiare correndo ai ripari prima che la situazione possa degenerare ulteriormente. La spesa alimentare è un momento in cui è possibile adottare comportamenti virtuosi ottenendo un risparmio importante. I consumatori ne sono consapevoli secondo quanto rilevato in un rapporto curato da Coldiretti/Censis. Dove ci sono rinunce da compiere, l’italiano le compie per tutelare i propri risparmi.
La ricerca si chiama “Gli italiani e il cibo nella crisi e oltre” e ha rivelato come di un cittadino su due ha deciso di applicare tagli alla spesa alimentare sia con riferimento alla quantità che alla qualità. Nello specifico il 47% della popolazione sta mettendo in atto delle rinunce sulla quantità per far quadrare i conti ma a prestare maggiore attenzione sono i cittadini con redditi rientranti nella fascia medio-bassa (60%). Con riferimento alla qualità, invece, la percentuale registrata è del 37%.
Sono soprattutto adulti e giovani a selezionare i prodotti da portare in tavola mentre gli anziani si rivelano più abitudinari. Naturalmente i tagli, poi, si riscontrano più facilmente nelle famiglie “povere” rispetto a quelle benestanti. Ad essere oggetto di rinunce sono principalmente gli alcolici. Il 44% dei consumatori ha ridotto o eliminato del tutto le bevande alcoliche. Stessa percentuale con riferimento ai dolci.
Seguono i salumi con un 39,7% della popolazione. Nelle prime tre posizioni, dunque, prodotti che costano e non sono salutari. Le rinunce, però, riguardano anche beni salutari come il pesce ovviamente per il prezzo oneroso di diversi tipi di pescato. Stesso discorso per la carne (37%) e per il cibo per i bambini (31%).
Meno rilevanti ma comunque presenti i tagli a frutta, verdura e pasta rispettivamente del 16%, 12% e 11%. Per ora, dunque, i cittadini stanno controllando la spesa alimentare valutando cosa comprare, quanto comprare e tenendo a mente gli accorgimenti da seguire quando ci si trova al supermercato. Ci si chiede, però, se i consumatori riusciranno a gestire il portafoglio saggiamente anche nel periodo delle festività natalizie quando pranzi e cene in famiglia richiederanno un carrello della spesa più ricco.
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