Quanta acqua usate per la pasta? E quante volte accendete il forno? Il vademecum di Selectra contro lo spreco energetico in cucina.
In un periodo di austerità, anche le passioni vanno tenute a freno. Specie se fossero loro a farci consumare un terzo dell’energia elettrica domestica.
Chi ama cucinare, ad esempio, farebbe bene a prendere in considerazione l’ipotesi di maneggiare i fornelli con una mano e la calcolatrice con l’altra. Perché, secondo un’indagine di Selectra, sarebbe proprio la cucina il catalizzatore delle spese energetiche. E sì, quasi più per la luce che per il gas. Il problema, tuttavia, non sarebbe tanto il cucinare in sé, quanto alcune consuetudini che, in modo silente, accrescono via via l’indice di consumo. Non tanto in quanto tali ma per l’abitudinarietà con la quale le mettiamo in atto. In sostanza, ancora una volta, il risparmio si riduce a una questione di strategia e di ottimizzazione fra gesti e supporti domotici. Chiaro, riuscire a combinare la cottura della pasta con la riduzione dell’apporto energetico è circostanza che varia a seconda di determinati fattori.
In linea generale, tuttavia, un filo conduttore può essere trovato. In primis, è bene ricordare che la cucina (angoli cottura inclusi) rappresenta da sola la maggior parte del consumo energetico domestico. Questo perché l’ambiente convoglia in sé gli elettrodomestici di utilizzo più frequente e, per questo, di consumo maggiore, dal frigorifero alla lavastoviglie, passando per forno e microonde vari. Dispositivi altamente energivori, nonostante negli ultimi anni si sia passati allo sviluppo di modelli ad alta efficienza energetica, volti sia a migliori prestazioni che alla riduzione dell’impatto sui consumi. Accanto alla gestione degli elettrodomestici, però, vanno valutate anche altre situazioni. A cominciare proprio dalle abitudini di cottura.
Secondo gli esperti di Selectra, il consumo di energia in cucina non è solo questione di elettrodomestici ma anche di gestione. Il bollitore, ad esempio, porta con sé un consumo orario fino a 2 kWh, mentre la friggitrice ad aria 1,5. Addirittura più della lavastoviglie (1 kWh) che, però, viene utilizzata giornalmente, anche più volte in 24 ore. Ad esempio, 16 kWh di energia elettrica se ne andrebbero via solo con 4 lavaggi settimanali. Ancora più impattante il consumo del frigorifero, meno impegnativo da un punto di vista orario ma acceso 24 ore al giorno. In questo senso, la classe energetica del dispositivo fa tutta la differenza del mondo: un frigo di classe media andrebbe a consumare 400 kWh all’anno, quindi più della metà (55%) del totale dell’elettricità consumata in cucina.
Considerando l’efficienza energetica dell’elettrodomestico come il requisito base per il risparmio, per ottimizzare realmente i consumi in cucina sono altri gli aspetti da valutare con più attenzione. A cominciare dalle abitudini di cottura. Non tutti, ad esempio, tengono presente i tempi in cui il gas resta acceso sotto la pila della pasta. Secondo il vademecum di Selectra, sulla base di una proposta condivisa anche dal Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, accorciare i tempi significherebbe un sensibile risparmio. Spegnere il gas pochi minuti in anticipo rispetto ai tempi di cottura, consentirebbe alla pasta di continuare a cuocersi tagliando al contempo la spesa in bolletta, anche se soltanto per 752 centesimi al mese. Questo perché il consumo di energia dipende anche dal tipo di pasta. Gli gnocchi, ad esempio, non chiedono più di 3 minuti dopo l’ebollizione dell’acqua, mentre un piatto di spaghetti ne richiederebbe 10, per una spesa di 0,06 euro per il consumo di gas. Spesa che si proietta a 0,85 euro per cuocere le lasagne in un forno a gas.
L’ottimizzazione dei consumi dipende in buona misura anche dalla quantità di liquida utilizzato in fase di cottura. Per 100 grammi di pasta, ad esempio, ne basterebbero appena 700 ml, anziché l’abituale litro. Un quantitativo che permetterebbe di tagliare addirittura di un quarto l’energia consumata. Persino il sale giocherebbe il suo ruolo: aggiungerlo con l’acqua già in ebollizione sarebbe conveniente, in quanto metterlo prima allungherebbe i tempi di bollitura dell’acqua. Per quanto riguarda i materiali, ceramica e vetro vanno meglio per il forno, mentre per le padelle sarebbe meglio utilizzare quelle con fondo, perché in grado di diffondere il calore in modo uniforme. Persino la dimensione del cibo in cottura ha rilevanza: tagliare il tutto in pezzi piccoli significherebbe cuocere più velocemente e ridurre quindi l’uso di gas.
Stessa accortezza va adoperata per il forno: la quantità di energia assorbita è variabile a seconda della temperatura. Ad esempio, a 180 gradi, consumerà 1 kWh in appena 60 minuti, 1,5 a 200° C. Stando a quanto formulato da Selectra, l’utilizzo per 40 minuti due volte a settimana a 180 gradi ottimizzerebbe tempi e consumi, portando a un risparmio di 70 euro in bolletta all’anno. Per la lavastoviglie, invece, il numero di lavaggi limitato sarebbe utile, anche se di per sé sarebbe già più conveniente del classico lavaggio a mano. I cicli brevi o la modalità eco consentiranno un risparmio almeno del 20% di energia. Niente male a conti fatti…
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