Se il luogo di lavoro ti stressa e vorresti rendere più sereni i rapporti con i colleghi occorre conoscere alcuni consigli (psicologici) da seguire.
Un ambiente di lavoro sano è fondamentale per svolgere la propria occupazione al meglio. Scopriamo come rendere meno snervante legare con i colleghi.
Diciamo la verità, la socialità non è per tutti. Ci sono persone capaci di adattarsi in ogni ambiente e di entrare in connessione con diversi individui senza difficoltà e persone incapaci di creare legami o rendersi simpatici agli altri. Il mondo è bello perché vario ma in determinate circostanze avere intorno persone spiacevoli, criticone, asociali e musone non è piacevole. Soprattutto sul posto di lavoro, poi, sarebbe gradito essere circondati da colleghi con cui scambiare una comunicazione senza doversi innervosire.
Non è sempre facile proprio perché l’ambiente riunisce necessariamente un gruppo eterogeneo di persone e non è detto che tutti i caratteri siano compatibili tra loro. Può capitare così di non riuscire a creare quell’atmosfera di lavoro sana e tranquilla che si anelerebbe per svolgere la propria occupazione al meglio. Si potrebbe riuscire nell’intento, però, conoscendo le trappole comportamentali da evitare. Scopriamo quali sono.
La studiosa tedesca Barbel Wardetski parla di trappole comportamentali da evitare per non rendere il luogo di lavoro un posto stressante. La prima trappola è cercare un colpevole. “Se non sei stato tu…” è la frase da non dire perché accusa e punta il dita ma è anche la frase a cui non reagire con impulsività volendo difendersi. Occorre, dunque, prendere un bel respiro e cercare di ricostruire insieme gli avvenimenti per scoprire la causa di un problema e risolverla di comune accordo, senza incolpare nessuno.
“Ti ho scoperto” è l’accusa spesso pronunciata da un collega o un capo che ha qualcosa da nascondere per primo. Al fine di non mostrare i propri errori si accusano gli altri. Secondo la studiosa il modo migliore per reagire è domandare “Vedo che sottolinea costantemente i miei errori, ma che ce l’ha con me?”.
Seguendo la scia delle critiche e accuse, la studiosa indica come trappola comportamentale la frase “Così non va”. Spesso pronunciata da chi non ha creatività o da chi vuole necessariamente trovare un pelo nell’uovo che non c’è. La risposta giusta è domandare “Dato che tu sei così bravo e sai come fare nel mondo giusto potresti illuminare noi colleghi su cosa ci sia di sbagliato nel progetto?”. Nella maggior parte dei casi l’accusatore rimarrà senza nulla da riferire.
“Ce l’hanno con me” è quanto dicono coloro che hanno continuamente voglia di lamentarsi per convincere i colleghi ad offrire loro un aiuto e alleggerirsi, così, il lavoro. Ebbene, la frase migliore da dire in queste circostanze è “Sì, sì, hai ragione ma fino ad oggi te la sei cavata benissimo. Continua così“.
Concludiamo con “Sì, però”, parole pronunciate da chi non ha intenzione di terminare un compito e dunque cerca di portare avanti un argomento contrario per togliersi da ogni responsabilità. Controbattere potrebbe rivelarsi difficile perché chi parla sosterrà fino in fondo le proprie idee. Sarebbe meglio cominciare a svolgere da soli il lavoro per cercare un coinvolgimento in un secondo momento.
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