La Pensione di cittadinanza potrebbe subire variazioni con la Manovra. Nel frattempo, assegnazione e maggiorazioni restano le medesime.
Un’agevolazione importante per chi assiste i propri familiari in condizione di disabilità. I cosiddetti caregivers, infatti, potranno usufruire dell’accesso alla Pensione di cittadinanza, anche se a determinate condizioni.
Il presupposto di base è l’impossibilità di accesso alla pensione ordinaria per coloro che non hanno effettuato versamenti previdenziali nei vari anni di contribuzione. Situazione legata non solo ai caregivers chiaramente ma, potenzialmente, a un novero piuttosto ampio di contribuenti, per scelta o per forza impossibilitati a svolgere una qualsiasi mansione operativa. Per quel che riguarda coloro che assistono familiari in possesso di indennità di accompagnamento o comunque di disabilità correlata a specifiche percentuali di invalidità, la possibilità di accedere alla Pensione di cittadinanza è comunque consentita. Tenendo presente che anche questo supporto, al pari del Reddito di Cittadinanza, potrebbe subire stravolgimenti tramite la Manovra, anche se forse in misura più lieve.
Nell’ottica di una politica di welfare, la Pensione di cittadinanza fornisce un supporto agli over 67 in condizione di difficoltà economica. Tuttavia, si riserva alcune appendici anche per coloro che svolgono assistenza familiare continuativa, sempre secondo una strategia di sostegno a chi versa in situazioni di disagio e povertà. O, come in questo caso, di difficoltà legata a patologie o handicap riguardanti un familiare. L’importo massimo accessibile per la Pensione di cittadinanza è pari a 780 euro al mese qualora il percettore fosse un soggetto singolo. Alcuni aumenti proporzionali sono previsti in base ai componenti del nucleo familiare. Tuttavia, l’importo minimo non potrà scendere al di sotto dei 480 euro mensili.
Pensione di Cittadinanza, come funziona per i caregivers
Il diritto alla Pensione di cittadinanza nella sua forma standard viene maturato da coloro che, raggiunta l’età pensionabile, non risultano in possesso di redditi derivanti da lavoro svolto o di pensione. Una via alternativa riguarda l’integrazione al minimo, prevista per chi percepisce una pensione di vecchiaia, anticipata, la reversibilità, l’assegno sociale o come accennato, l’invalidità civile. Fra i diritti maturati non figura la tredicesima, mentre le mensilità erogate saranno 12, per una durata complessiva del sussidio pari a 18 mesi. I parametri reddituali necessari per l’accesso al beneficio sono proporzionati allo scopo della misura.
Parametri reddituali
In termini di Isee, non andranno superati i 560 euro annui per coloro soli ma con casa di proprietà e i 360 per i nuclei familiari in affitto. Inoltre, il patrimonio immobiliare non dovrà superare quota 30 mila euro in termini di valore. Mentre quello mobiliare dovrà essere pari o inferiore a 6 mila. Importo variabile di 2 mila euro per ciascun ulteriore componente del nucleo familiare, fino a un massimo di 10 mila euro.
Per i caregivers e, in generale, per i nuclei familiari con un soggetto con disabilità figurante fra i componenti, sarà possibile accedere sia alla misura che a un’integrazione della stessa. La cifra massima del beneficio resterà sempre 780 euro al mese (a titolo di integrazione in caso di entrate mensili già presenti) ma con un plus pari al 2,2%. Anche in caso il familiare fosse in condizione di non autosufficienza. Altre maggiorazioni spettano per ogni componente della famiglia maggiore di 18 anni (0,4%) e per i minorenni (0,2%).
In attesa di capire se la Manovra riserverà qualche sorpresa, le normative che regolano accesso alla PdC e le relative maggiorazioni restano le medesime dell’anno in corso. Dall’1 gennaio 2021, l’importo è accreditato secondo le stesse modalità dell’assegno pensione ordinario. Ogni variazione nel proprio status familiare o comunque un cambiamento in grado di compromettere la regolare percezione della misura, dovrà essere comunicata tempestivamente.