La crisi energetica ha spinto molti italiani ad interessarsi a stufe a legna e pellet per avere un’alternativa al gas.
L’investimento iniziale per gli impianti a biomassa è però significativo, e non tutti possono permettersi di sobbarcarselo specialmente in un periodo come questo di difficoltà economica per molte famiglie.
Molti enti locali hanno però istituito fondi, bonus e incentivi per l’acquisto di questi impianti. Stufe e caldaie a biomassa possono sostituire impianti più vecchi, facendo risparmiare combustibile ma soprattutto riducendo le emissioni di anidride carbonica e altri prodotti della combustione del legno. Una guida a tutti gli incentivi che i vari enti locali del territorio italiano hanno stabilito nel corso degli anni per l’acquisto di stufe e caldaie a legna e pellet.
Fin dall’inizio del 2022 il prezzo dell’energia ha cominciato a salire. La ripresa dalla pandemia ha causato un’improvviso aumento della domanda, che unito alla crisi del mercato delle certificazioni per le emissioni stava già di per sé causando un circolo vizioso di aumenti. Proprio mentre i prezzi iniziavano a salire, è arrivata l’invasione russa dell’Ucraina.
L’interruzione delle forniture di gas da parte di Mosca come risposta alle sanzioni ha avviato sia una corsa alle riserve di metano, sia ad una speculazione sul prezzo del gas naturale che lo ha portato a raggiungere picchi di 300 euro al megawatt ora a luglio, nel pieno del panico pre stagione fredda. Il meteo però ha aiutato l’Europa: il caldo anomalo di questo autunno ha ritardato l’accensione dei riscaldamenti e i comportamenti virtuosi dei cittadini hanno portato ad una riduzione media del consumo di gas del 24%.
Parte di questo risultato si deve anche ai metodi di riscaldamento alternativi come gli impianti a legna o pellet. In entrambi i casi però anche questi combustibili hanno risentito della crisi. Anche qui centrano sia l’aumento della domanda, sia la guerra. Una parte consistente degli scarti di lavorazione del legno dal quale si creano i pellet per le stufe e le caldaie provengono da Ucraina e Bielorussia, e il loro afflusso in Europa è stato interrotto dalla guerra.
Chi già aveva in casa una stufa a pellet o legna si è quindi trovato avvantaggiato. Per questo in molti in previsione dell’inverno che deve ancora cominciare, stanno pensando ad installare un impianto a biomassa in casa propria. L’investimento è però considerevole, ma molti enti locali hanno pensato a dei bonus per aiutare i cittadini nell’acquisto di sistemi di nuova generazione.
Una misura presente su tutto il territorio nazionale è quella del conto termico. Si tratta di un fondo che copre il 65% della spesa dell’acquisto di un sistema a biomassa, fino a 5.000 euro, in rate da due o cinque anni. Può però essere richiesto solo in caso della sostituzione di un vecchio impianto. Alcune regioni integrano questo bonus facendolo arrivare al 100%, si tratta di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.
Ci sono poi i tre bonus per la casa: l’ecobonus, il bonus ristrutturazione e il superbonus. Il primo può essere utilizzato in caso si acquistino stufe o caldaie a biomassa di nuova generazione e sconta l’acquisto anche di impianti nuovi del 50% tramite rimborso fiscale. Stessa cifra sconta il bonus ristrutturazione, senza gli stessi vincoli ecologici ma con la postilla che l’impianto vada inserito in una più ampia ristrutturazione della casa. Infine il Superbonus sconta fino a fine anno del 110%, e dal 2023 del 90% questi impianti, ma a patto che siano in un contesto di lavori che migliorino la classe energetica della casa di due classi.
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