In Italia esistono moltissimi modi di accedere ad una pensione anticipata, nonostante la legge di base non sia flessibile.
Da Opzione Donna alle “Quote” all’APE Sociale, molte categorie protette hanno la possibilità di andare in pensione ben prima dei 67 anni minimi citati dalla legge Fornero.
Ma esiste anche un altro modo per accedere al pensionamento che non include per forza essere parte di una categoria protetta. Bisogna però aver sottoscritto una forma di previdenza complementare con il proprio datore di lavoro, sia esso nel pubblico o nel privato. Partendo da questo requisito e aggiungendo altre situazioni specifiche si può ottenere la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, più comunemente detta RITA.
Negli anni i vari governi hanno accumulato una serie di misure cosiddette di flessibilità nell’ambito delle pensioni. Queste leggi spesso temporanee servono a rendere meno netto il limite di 67 anni di età per andare in pensione stabilito dalla legge Fornero. Anticipando l’età pensionabile queste norme tagliano l’assegno, per permettere allo Stato di rendere le misure sostenibili economicamente.
Un esempio chiaro di questo sistema è Opzione Donna. La legge è stata pensata esclusivamente per le donne, dato che queste tendono a iniziare a lavorare più tardi degli uomini e sono quindi svantaggiate nell’ambito della pensione. Con Opzione Donna fino al 2022 si poteva andare in pensione con 58 anni di età e 35 di contributi per le dipendenti, 59 anni di età per le autonome. Il costo di questi otto o nove anni di anticipo sulla legge Fornero era però il ricalcolo in senso contributivo del proprio assegno, con una decurtazione spesso sostanziale della pensione.
Discorso diverso riguarda invece APE sociale, altro metodo per andare in pensione qualche anno in anticipo. Questa norma è riservata a donne e uomini che hanno svolto nella loro vita lavori cosiddetti usuranti. La lista include diversi mestieri e permette a coloro che li hanno svolti di anticipare la propria pensione di alcuni anni in caso non riescano più fisicamente a svolgere le proprie mansioni.
Tutti questi metodi hanno però dei requisiti da adempiere, siano essi lavorativi o di genere. Esiste una norma che invece non presenta alcun requisito di questo genere, la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, o RITA. Si tratta di una forma di anticipo pensionistico che permette di andare in pensione con cinque anni di anticipo rispetto alla legge Fornero. Per ottenerla però bisogna avere accesso a alcuni specifici requisiti.
Il primo e più importante è quello di aver aderito almeno da cinque anni ad una forma di previdenza integrativa. I datori di lavoro permettono infatti di investire il proprio TFR in fondi pensione per generare una rendita che andrà ad integrare la pensione. Bisogna poi aver smesso di lavorare e avere ancora non più di 5 anni al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Infine bisogna aver maturato almeno 20 anni di contributi lavorativi.
Soddisfatte queste condizioni, si può quindi richiedere il rimborso a rate del proprio TFR investito, in modo da avere una sorta di assegno pensionistico che copra gli anni che mancano alla pensione. In caso poi non si lavori da almeno 2 anni, si può richiedere la RITA anche se mancano ben 10 anni alla pensione di vecchiaia. Si può di fatto andare in pensione a 57 anni, oppure nel primo caso a 62.
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