I borghi fantasma in Italia non hanno nulla da invidiare a quelli esteri. Due in particolare vantano delle storie tanto affascinanti quanto spaventose
Visitarli durante le vacanze di Natale potrebbe essere la giusta idea per accorpare allo stesso tempo il fascino e l’occulto. Cosa bisogna sapere in merito a questi posti.
Stanco dei soliti itinerari convenzionali e commerciali? Con un po’ si sana ricerca sul web si possono scrutare delle occasioni per visitare dei posti affascinanti e al contempo piuttosto misteriosi.
Degli esempi calzanti in tal senso sono i borghi di cui l’Italia pullula da nord a sud. Alcuni però sono ormai in stato di abbandono anche per via delle oscure leggende metropolitane che gravano intorno ad essi. Due in particolare sono meritevoli di approfondimento.
Borghi fantasma in Italia: dove si trovano e quali segreti nascondono
Il primo è il borgo fi Sommocolonia. Si tratta di una piccola frazione del comune di Barga in provincia di Lucca. Situata a 700 metri di altitudine su una collina che domina la vallata, si presta benissimo come scenario in grado di incutere terrore.
Con una popolazione che rasenta i 50 abitanti può vantare una storia a dir poco incredibile. Secondo le tradizioni antiche questo posto in passato sarebbe stato abitato da “gatti magici”. Nello specifico durante il Medioevo e il Rinascimento, in questa terra contesa tra le varie potenze toscane, si sentiva spesso miagolare di notte, ma di giorno queste creature sparivano nel nulla.
Un giorno però secondo il racconto popolare alcuni bambini sarebbero riusciti a vederli ma non a catturarli. Per questo si dice che questi animali vaghino ancora nella cittadina alla ricerca dei visitatori.
Ben più famoso è il borgo marino di Moneglia situato in Liguria. Nella bellissima chiesa di San Giorgio c’è infatti un’antica pala che rappresenta una bestia demoniaca. Stando alle credenze locali si tratterebbe di un demone che avrebbe terrorizzato tutta la zona circostante nel corso del Medioevo.
Stufi di ciò i cittadini si sarebbero riuniti per dare la caccia al “mostro” ed eliminarlo definitivamente. Una volta braccata la creatura sarebbe stata imprigionata dal protettore degli animali Sant’Antonio Abate, che l’avrebbe prima paralizzata e poi confinata nel dipinto visibile ancora oggi.
Insomma due storie che di certo non lasciano indifferenti. Per poterle vivere a pieno però è fondamentale recarsi sui posti e toccare con mano le narrazioni che le generazioni dei due borghi si sono tramandate nel corso degli anni.