C’è un’emergenza silenziosa ma drammatica di cui nel nostro paese nessuno parla. Vediamo insieme perché molti medici stanno letteralmente scappando dall’Italia.
Esiste una vera e propria emergenza in Italia, di cui purtroppo non sta parlando nessuno. Negli ultimi anni si sta infatti verificando una vera e propria fuga dei medici specializzati dal nostro paese.
Un’emorragia che, se non viene fermata, rischia ben presto di presentare un conto salatissimo al nostro paese.
E la situazione è particolarmente drammatica per quanto riguarda i posti nel pronto soccorso: sembra infatti che questo al momento sia il lavoro che i nuovi medici appena laureati cercano di evitare ad ogni costo. Ma per quale motivo? In primo luogo bisogna capire che lo stress con cui, negli ultimi due anni molti medici sono stati costretti a convivere a causa delle conseguenze portata dalla pandemia, è stato per molti ingestibile.
Per questo lavori stressanti e con orari folli come quelli che capitano a un medico che si ritrova a prestare servizio al pronto soccorso, vengono adesso evitati molto più prima. Questo però è anche dovuto alle retribuzione che si sono abbassate negli ultimi anni, nonostante in realtà, anche a causa dei tagli alla sanità, il lavoro di anno in anno diventa sempre più stressante da gestire per i medici.
Ci sono poi però altri motivo, che di recente sono stati ad esempio illustrati da Pierino di Silverio, presidente di Assomed, che parla chiaramente di “condizioni di lavoro non più sostenibili, con turni massacranti causati dalla carenza di organico, una scarsa retribuzione rispetto ai colleghi europei e una limitata possibilità di far carriera. Ogni medico viene sottoposto a tre tribunali: quello aziendale, costituito dalla commissione disciplinare, quello ordinistico, e quello della giustizia ordinaria. Chiaramente in pronto soccorso il contenzioso medico legale è più frequente, come nelle branche più rischiose, ad esempio chirurgia e ortopedia. Per non parlare poi delle aggressioni nei confronti del personale medico: il 65% avviene nei pronto soccorso”.
Da non trascurare poi la questione relativa agli orari di lavoro, che al di là di ciò che può essere scritto sui contratti, vanno sempre molto oltre il pattuito. I medici che lavorano nelle guardie mediche hanno un carico di lavoro impossibile da sopportare, ed è per questo che molti subito dopo la laurea decidono di evitare questa esperienza se ne hanno la possibilità, per scappare all’estero in cerca di nuove specializzazioni e salari più dignitosi.
Anche perché la situazione, dopo l’avvento della pandemia, si è molto aggravata e i medici, a causa di un organico complessivo sempre più ridotto, hanno persino aumentato il loro carico di lavoro.
Esiste poi un’altra problema che riguarda la natura e i limiti dei contratti di lavoro con cui si entra nel servizio pubblico ospedaliero.
A tal proposito Silverio spiega come Un medico ospedaliero in pratica oggi può fare solo quello. Quando si firma un contratto in ospedale si può scegliere tra l’opzione infra-moenia o extra-moenia. Nel primo caso la mia attività libero professionale posso eseguirla solo all’interno dell’ospedale, al di fuori dell’orario di lavoro. In quel caso un’alta percentuale di quello che guadagno va all’ospedale. In caso contrario esiste il cosiddetto extra-moenia, cioè svolgo la libera professione in uno studio privato. In quel caso però, per legge, perdo circa il 25-30% dello stipendio perché esiste un’indennità per l’esclusività di rapporto che se faccio extra-moenia non viene più riconosciuta”.
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