L’ISEE è lo strumento che valuta la situazione reddituale e patrimoniale delle famiglie italiane da anni.
Serve a ottenere moltissimi aiuti, bonus e sussidi offerti dallo Stato, si presenta tramite la DSU e fotografa la situazione partendo dagli ultimi due anni.
Da molto tempo ormai si parla però di una riforma di questo parametro per renderlo più aderente alla realtà e alle contingenze economiche in rapida evoluzione. Il problema sono le case di proprietà, troppo pesanti sul calcolo dell’ISEE. Gli immobili sbilanciano la fotografia della ricchezza di molte famiglie e mascherano spesso una situazione di bisogno. Gli ostacoli tecnici di questa riforma sono però moltissimi, e potrebbe finire per essere rimandata.
Negli ultimi anni la politica italiana si è affidata sempre più spesso ai bonus. Di fronte ad un problema, la risposta dei vari governi è stata il più delle volte quella di stanziare dei fondi da distribuire alla popolazione per affrontarlo. Perché questi fondi vadano a chi ne ha bisogno serve una guida, che indichi quali famiglie sono in difficoltà e hanno bisogno dell’aiuto dello Stato. L’ISEE assolve proprio a questa funzione, fotografando la situazione reddituale e patrimoniale di un nucleo familiare.
Per ottenere l’ISEE bisogna presentare la DSU, la dichiarazione sostitutiva unica, all’INPS. In essa si dichiarano i propri beni e le proprie entrate, e in cambio l’istituto calcola l’ISEE della propria famiglia. Questo dato sarà poi aggiunto al database e servirà a far arrivare al nucleo una serie di vantaggi, bonus e sussidi che vengono distribuiti tenendo conto proprio dell’ISEE.
Al momento questo parametro permette di ottenere diversi vantaggi. Tramite l’ISEE si ha accesso agli sconti sulle tasse universitarie, all’assegno unico per le famiglie con figli e a molti dei bonus distribuiti negli ultimi anni. Dal bonus 200 e 150 euro al bonus psicologo, dal bonus casa under 36 al reddito di cittadinanza. Il calcolo di questo parametro però è pesantemente influenzato da un fattore che non sempre crea ricchezza, o ne è un chiaro indicatore: il possesso di una casa.
La casa di proprietà è da sempre la prima forma di risparmio degli italiani. Avversi all’utilizzo di strumenti finanziari, gli abitanti del bel paese preferiscono sempre investire nel mattone per preservare i propri risparmi. Questo ha creato negli anni una situazione per cui il oltre il 70% delle famiglie italiane possiede la casa in cui vive. Il 15% del totale possiede poi anche una seconda casa, che sia in città o in una località turistica.
Questi dati però fanno sorgere un problema nel calcolo dell’ISEE. Il patrimonio immobiliare pesa sul calcolo per il 20% del proprio valore, abbastanza per sbilanciare il parametro oltre ogni soglia di accesso agli aiuti statali. Per questo sia il governo Draghi che ora quello Meloni stanno pensando ad una riforma. In particolare si vorrebbe ridurre il peso delle abitazioni sfitte e di quelle acquisite tramite eredità nel calcolo dell’ISEE.
L’idea sarebbe quella di introdurre una franchigia tra i 50 mila e gli 80 mila euro, che riduca l’impatto degli immobili sulla ricchezza familiare. In questo modo anche le famiglie in difficoltà ma con una casa di proprietà potranno avere una possibilità di accedere ai bonus statali. Le tempistiche per concludere la riforma entro il 2022 sono però ormai strettissime, e quindi bisognerà aspettare probabilmente il prossimo anno.
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