Nonostante siano ormai passati più di sei mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina e la crisi energetica, l’Ue non ha ancora trovato un accordo sul prezzo del gas. Vediamo insieme gli ultimi sviluppi.
I mesi passano, ma l’Unione Europea non è ancora riuscita a trovare una vera intesa, in grado di soddisfare tutte le parti in causa, per quanto riguarda il prezzo del gas.
Da quando è iniziato il conflitto in Ucraina a fine febbraio infatti, il prezzo dell’energia non ha smesso di salire e contemporaneamente, in risposta alle sanzioni occidentali, il Cremlino ha iniziato a diminuire le forniture di gas mettendo in grande difficoltà anche nazioni avanzate come la Germania.
Per il vecchio continente, ottenere delle forniture energetiche alternative a quelle offerte da Mosca è diventata una vera e propria questione di sopravvivenza. E in quest’ottica si era collocata mesi fa la proposta di Mario Draghi di mettere un tetto europeo al prezzo del gas, in modo da aiutare le nazioni più esposte a questi rischi. Negli ultimi giorni, tra i banchi di Bruxelles ha iniziato a circolare una nuova bozza, ottenuta anche grazie alla mediazione della Repubblica Ceca. La bozza prevede un meccanismo di emergenza che entra in funzione nel momento in cui il gas supera il prezzo di 220 euro per megawattora. Una cifra che rispetto alla proposta precedente è stata abbassata di circa 50 euro ( la soglia iniziale infatti era stata fissata nei precedenti testi a 275 euro) e che prende atto delle drammatiche difficoltà che tante nazioni del vecchio continente stanno affrontando a causa delle crisi energetica.
Non c’è però al momento alcuna ufficialità e non è affatto scontato che questa bozza possa diventare ufficiale. Intorno al tetto del gas ci sono infatti ancora tantissime resistenze da parte di alcuni paesi tra cui Germania e Olanda. Queste infatti ritengono che si tratterebbe di una misura solo in apparenza benefica, in quanto i rischi a cui si va incontro rischiano invece di farla diventare controproducente. Il timore principale è infatti che nel momento in cui si decide di mettere realmente un tetto al prezzo del gas, alcune nazioni esportatrici, come ad esempio l’Arabia Saudita, potrebbe a quel punto rifiutarsi di vendere il loro gas al vecchio continente, in quanto non ne trarrebbero il profitto massimo a causa di questi limiti imposti dalla Commissione Ue.
Ci sono invece paesi come la Spagna o l’Italia che insistono su questa proposta perché considerano minimo il rischio in questione.
Di sicuro, le prossime settimane saranno fondamentali per capire finalmente in che modo Bruxelles intende affrontare la questione, e se davvero alla fine si riuscirà a trovare un accordo sul price cap. Si vocifera anche di una possibile riunione straordinaria dei paesi membri che potrebbe essere convocata nella giornata del 19 Dicembre, per discutere nuovamente della questione e capire se questa intesa è realmente raggiungibile, nonostante le resistenza di alcune nazioni.
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