Un lavoratore che percepisce uno stipendio da 1.300 euro quanto prenderà di pensione? Vediamo qualche esempio di calcolo.
Per calcolare la pensione futura occorre conoscere la retribuzione lorda annua, l’età del lavoratore e i contributi maturati.
Indipendentemente dagli anni che mancano alla pensione, i lavoratori sono curiosi di scoprire a quanto ammonterà l’assegno pensionistico. Sapendo fin da subito che a retribuzione bassa corrisponderà una pensione ancora più bassa, il cittadino vuole avere un’idea chiara dell’entrata mensile per capire, ad esempio, se è il caso di optare per una pensione integrativa. Poter individuare una cifra unica per tutti i lavoratori è impossibile dato che sull’importo finale incideranno diverse variabili. Prima tra tutti la retribuzione annua lorda, poi l’età del pensionamento del lavoratore e infine gli anni di contributi versati. Proviamo a calcolare un ipotetico ammontare dell’assegno per un lavoratore che ha una retribuzione lorda annua di circa 25 mila euro (1.300 euro al mese).
Partendo dal nostro lavoratore con 25 mila euro lordi all’anno di reddito, se ipotizziamo un’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni (pensione di vecchiaia) con 40 anni di contributi la pensione sarà di circa 1.150 euro netti al mese. Al decrescere dell’anzianità contributiva l’assegno sarà sempre più basso. Ad esempio con 30 anni di contribuzione non ci si potrà aspettare una pensione superiore agli 800 euro. Stesso discorso per l’età. Anticipando l’uscita con trattamenti pensionistici adeguati si percepiranno meno soldi.
Prendiamo il caso di Quota 102, la misura che fino al 31 dicembre 2022 consente di andare in pensione a 64 anni con 38 di contributi maturati. Il lavoratore che oggi ha uno stipendio di 1.300 euro avrà un assegno di circa mille euro. Cifre più basse anche con Opzione Donna – il sistema di calcolo è esclusivamente contributivo – e per l’APE Sociale – prestazione di accompagnamento alla pensione di vecchiaia che non consente di avere un assegno superiore a 1.500 euro.
L’importo finale dipenderà anche dal sistema di calcolo utilizzato tra retributivo, contributivo e misto. Il primo è il più vantaggioso dato che prende in considerazione le ultime retribuzioni ma è anche quello che presto sparirà dato che sempre meno lavoratori riusciranno ad aver versato tutti i contributi prima del 1° gennaio 1996.
Nei prossimi anni, dunque, spopolerà il sistema misto che prende in considerazione in maniera differente i contributi maturati entro il 31 dicembre 1995 e dal 1° gennaio 1996. Riportiamo un esempio di calcolo legato a questo sistema. Poniamo il caso che il nostro lavoratore da 1.300 euro al mese abbia maturato 13 anni di contributi nel sistema retributivo e 27 anni nel sistema contributivo per un totale di 40 anni di contribuzione.
Dovremo calcolare la prima quota tenendo conto dell’aliquota del 2% moltiplicandola per gli anni di contributi e rapportandola alle ultime retribuzioni solitamente più elevate. Poniamo che venga il 26% di 28 mila ossia 7.280 euro. Poi si dovrebbe passare al calcolo della seconda quota, quella dei 27 anni di contributi. Bisognerebbe individuare il montante contributivo – 222.750 euro per il nostro lavoratore – e applicargli il coefficiente di trasformazione – 5,575% per 67 anni. Il risultato sarà 12.418 euro. Sommando le quote ottenute si otterrà 19.689 euro lordi annui ossia 1.125 euro netti al mese.
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