La legge finanziaria ormai prossima all’approvazione definitiva taglierà il cuneo fiscale per lavoratori e aziende.
Questo significa che milioni di lavoratori riceveranno un aumento direttamente in busta paga, senza dover richiedere nulla.
Il costo del lavoro è uno dei freni principali allo sviluppo economico dell’Italia. Il taglio del cuneo fiscale mira proprio a ridurre questi costi, in modo che sia le imprese che i lavoratori possano beneficiarne. In passato interventi simili a questo si sono dimostrati utili ad aumentare la produttività delle aziende e a dare maggiore disponibilità economica alle fasce produttive della popolazione, che sono anche le più propense ad investire e spendere.
Le difficoltà della manovra 2023
Il primo ostacolo sulla strada del governo Meloni è stata la legge di bilancio. La norma con cui il parlamento approva tutte le spese annue dello Stato deve essere approvata entro la fine dell’anno. Se questa scadenza non viene rispettata, si cade nell’esercizio provvisorio, che riduce per i primi mesi dell’anno la spesa. Già normalmente, per ragioni tecniche e politiche, si tende a tardare molto con l’approvazione di questa norma che arriva spesso nei giorni prima di Natale, ad una settimana dalla scadenza.
Per questo governo però la situazione è anche più complicata. Essendo stato eletto a settembre, circostanza eccezionale nella storia della Repubblica, aveva poco tempo per accordarsi con i partiti che compongono la maggioranza sui pochi soldi a disposizione da spendere. La manovra infatti ha mantenuto molte delle linee giuda del governo precedente, quello guidato da Mario Draghi e a cui partecipavano due dei partiti che ora compongono la maggioranza, Lega e Forza Italia.
A limitare ulteriormente l’azione di governo è arrivata anche la crisi energetica. Dei circa 30 miliardi di spesa pubblica che la manovra toccherà, una ventina saranno dedicati a mitigare l’effetto degli aumenti dei prezzi. Un’altre misura molto simile a quelle già adottate dal precedente esecutivo.
Taglio del cuneo fiscale, di quanto aumentano le buste paga?
Un’altra norma che cade nel solco lasciato da Mario Draghi è il taglio del cuneo fiscale. Si tratta di una riduzione delle tasse sul lavoro che impatta sia sulle imprese che sui lavoratori. Norme simili, come gli 80 euro del governo Renzi o la riforma fiscale tentata da Draghi, sono risultate piuttosto efficaci in passato nell’aumentare la produttività delle imprese italiane, da sempre un problema del tessuto economico del nostro Paese.
A beneficiarne saranno 4 milioni di lavoratori in più rispetto alla norma precedente stabilita dal governo Draghi. Si tratta di tutti coloro che guadagnano meno di 25.000 euro all’anno. Sommando la misura al taglio del 2% già valido per lo scorso anno e confermato per il 2023, si arriva ad una diminuzione del cuneo fiscale del 3%. Per tutti coloro che ricevono fino a 35.000 euro all’anno invece, si manterrà la detrazione del 2%.
La conseguenza che interessa di più i lavoratori saranno però gli aumenti in busta paga che deriveranno da questo investimento. Si tratta di una cifra compresa tra i 200 e i 500 euro all’anno, a seconda della retribuzione del singolo dipendente. La spesa sostenuta dallo Stato per l’intera norma sarà di circa 4 miliardi di euro.