Una delle novità che la pandemia ha permesso di introdurre sono le ricette mediche digitali, ottenibili via email.
Questo cambiamento ha permesso uno snellimento delle operazioni negli studi dei medici di base di tutta Italia, ma era a rischio cancellazione.
Fu infatti adottato come misura provvisoria per contrastare la pandemia da Covid 19, e svuotare le sale d’attesa. Si è però dimostrato un ottimo metodo di riduzione della burocrazia e un netto miglioramento del servizio sanitario nazionale. Il governo ha quindi deciso, non senza alcune polemiche, di rinnovarlo, ma soltanto per un altro anno. La speranza è che, con più tempo a disposizione, sia possibile rendere la normativa permanente.
Verso la fine del 2022, le notizie politiche erano monopolizzate dalla discussione sulla legge di bilancio. Il poco tempo e le molte polemiche causate dai ritardi ormai cronici nell’elaborazione della legge che stabilisce come lo Stato spenderà i propri soldi nei successivi 365 giorni stavano ingolfando il parlamento.
In questo contesto però ci si è resi conto di un’emergenza inaspettata. Se nessuno avesse fatto nulla, la norma che ha permesso negli ultimi due anni agli italiani di ottenere le ricette mediche via mail sarebbe scaduta. Le associazioni di categoria dei medici hanno protestato e infine il parlamento è riuscito a prolungare di un’altro anno la validità della legge. Pensata durante la pandemia per sveltire la prescrizione di farmaci ed evitare assembramenti negli studi dei medici di base, questa norma ha permesso di sburocratizzare una parte critica del Sistema Sanitario Nazionale.
La ricetta smaterializzata ha velocizzato le pratiche di prescrizione, liberando pazienti e medici della cosiddetta ricetta rossa, ma soprattutto delle attese che prevedeva. Ora, con un anno di tempo, ci si aspetta che il governo renda la norma strutturale in modo che tra un anno non sorga nuovamente il rischio di ritornare alla carta e alle code in sala d’attesa.
I medici di base rappresentano la spina dorsale del Sistema Sanitario Nazionale. Hanno il ruolo di occuparsi dei problemi quotidiani di salute di ogni persona residente in Italia, e rappresentano la prima linea nella lotta a moltissime patologie. Da anni però il nostro paese soffre un calo sistematico di queste figure, e un aumento del carico di lavoro dei rimanenti medici.
Sono rimasti in 40 mila, e il tetto massimo di pazienti per ognuno, che per legge è fissato a 1500, è regolarmente superato. È ormai comune superare i 1800, e la riforma immaginata dal governo Draghi è morta con la sua caduta. La situazione più grave è al nord, dove si concentra anche la maggior parte della popolazione italiana. La Lombardia ha ormai una media di 1450 pazienti per medico di base, mentre il Veneto segue a 1370. Al sud la maglia nera appartiene alla Calabria, il cui sistema sanitario versa in condizioni talmente critiche da essere stato commissariato. Con 1423 pazienti per medico di base, la regione rappresenta un’eccezione rispetto a quelle confinanti.
Anche per questo motivo le misure che rendono la burocrazia medica più rapida sono fondamentali. Oltre ad aumentare il numero di medici infatti, questo è l’unico modo per sgravare quelli esistenti dal carico di lavoro a cui sono sottoposti. Per questa ragione il rinnovo delle ricette mediche smaterializzate era fondamentale.
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