Il Reddito di Cittadinanza cambierà radicalmente nel corso del 2023 a causa delle modifiche attuate dal governo nella legge finanziaria.
Il sussidio che per quattro anni ha garantito a migliaia di famiglie italiane un mezzo di sostentamento è stato drasticamente ridotto.
La decisione di reindirizzare i fondi utilizzati per il reddito verso un aumento delle pensioni determinerà la sua fine per una parte consistente dei percettori, che nei prossimi mesi lo perderanno. Ma a gennaio ci sarà anche un’altra scadenza che potrebbe compromettere la ricarica del reddito. Ecco come fare a evitare di perdere il sussidio già a partire da febbraio 2023.
Il governo Meloni non ha potuto fare molto di diverso dal precedente nella manovra finanziaria. Tra tempi molto ristretti a causa dell’insediamento a settembre e fondi dedicati in gran parte alla riduzione delle bollette, la legge di bilancio si è distinta di poco rispetto a quella del governo Draghi. Per questa ragione il nuovo esecutivo ha voluto inserire norme molto ideologiche, che permettessero alla maggioranza di presentare ai propri elettori i primi risultati concreti.
Così la presidente del consiglio ha deciso di tagliare il Reddito di Cittadinanza. Il sussidio è stato attaccato dal centrodestra per tutta la campagna elettorale, e la sua abolizione totale rimane un obiettivo. Nel 2023 però a perderlo saranno soltanto coloro che sono considerati in grado di lavorare. Si tratta dei percettori tra 18 e 59 anni, senza disabilità o figli a carico. Per costoro il reddito durerà soltanto altri sette mesi, e sparirà comunque al primo rifiuto di qualsiasi offerta di lavoro, anche non congrua alla propria situazione.
Per i percettori che non hanno finito la scuola dell’obbligo e hanno meno di 29 anni si prevede una serie di corsi di formazione obbligatori per mantenere il sussidio. Più di mezzo milione di persone si troveranno così senza la loro principale fonte di reddito. I soldi risparmiati andranno ad aumentare le pensioni minime a 600 euro per il solo 2023 e soltanto per chi ha più di 75 anni.
Non c’è soltanto la riforma però a mettere a rischio il Reddito di Cittadinanza per moltissimi percettori. A fine gennaio infatti arriverà l’aggiornamento dell’ISEE. L’indicatore della situazione reddituale e patrimoniale degli ultimi due anni è fondamentale per ricevere il sussidio. Per ottenerlo serve non superare i 9.360 euro annui di entrate. L’ISEE è scaduto a dicembre, e quindi entro il 31 gennaio va consegnata la nuova DSU, dichiarazione sostitutiva unica, tramite la quale l’INPS calcola il parametro.
La prima ricarica dell’anno, quella di gennaio, sarà comunque pagata sui dati dell’anno precedente. Ma in caso di inadempienza nella comunicazione del proprio ISEE, a partire da febbraio il pagamento sarà sospeso. Una volta comunicato il parametro anche da parte degli inadempienti, ci sarà un recupero della eventuale cifra non accreditata a partire dalla ricarica successiva.
In ogni caso, il 2023 potrebbe essere l’ultimo anno di vita del Reddito di Cittadinanza. Se i piani del governo Meloni dovessero andare in porto infatti, a partire dal 2024 il sussidio sarà del tutto cancellato anche per coloro che non sono considerati in grado di lavorare. L’esecutivo ha promesso che il Reddito di Cittadinanza verrà sostituito con un altro sussidio, ma al momento no sono state comunicate informazioni precise a riguardo.
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