I dati ISTAT sul mercato immobiliare italiano fotografano una ripresa a macchia di leopardo, minacciata dall’aumento dei tassi.
Dopo i disastrosi anni pandemici, il mercato immobiliare italiano ha ripreso a crescere. Gli italiani continuano ad essere attratti dal possedere una casa, anche dopo la pandemia.
La ripresa però non è uniforme. I centri urbani e le case nuove vedono un aumento di valore, mentre le campagne e le case più vecchie rappresentano una perdita di ricchezza. Sulla ripresa si allunga poi l’ombra dell’aumento dei tassi di interesse. Il costo del denaro potrebbe scoraggiare i risparmiatori dal chiedere un mutuo, oggi meno conveniente che mai negli ultimi anni, e di conseguenza rallentare gli acquisti delle case.
L’ISTAT ha pubblicato una serie di dati sul mercato immobiliare italiano. Da sempre gli italiani vedono nel mattone una delle poche forme di investimento sicure. Pur essendo avversi solitamente all’investimento, disponendo di una grande ricchezza privata che spesso riamane liquida, i risparmiatori amano comprare almeno la casa in cui vivono. In Italia circa il 73% delle persone vive in una casa di proprietà, un tasso piuttosto alto anche per la medie europea.
Negli ultimi 10 anni l’ISTAT ha rilevato due tendenze opposte nel mercato immobiliare che potrebbero essere un campanello d’allarme per chi vede la casa come un investimento. A fronte di un aumento dei prezzi delle case nuove del 15%, le case già costruite hanno perso il 10% del loro valore. Questo significa che non solo le case in Italia in media si deprezzano, ma che investire in una casa nuova è sempre meno conveniente.
Altro dato interessante è quello che riguarda l’ubicazione delle abitazione. Il territorio italiano non è infatti influenzato in maniera uniforme da queste tendenze. Le case tendono ad apprezzarsi, anche se vecchie, nei centri urbani, mentre perdono valore al di fuori di essi. Questo testimonia la tendenza ormai assodata dell’inurbamento del nostro paese, cioè della migrazione dalle campagne verso le città. Da anni ormai più della metà della popolazione vive nelle città.
Anche se il mercato immobiliare italiano sembra essersi ripreso negli ultimi anni, una nuova ombra si sta addensando su di esso. Per far fronte all’inflazione galoppante infatti, la Banca Centrale Europea sta aumentando i tassi di interesse a ritmi mai visti prima. Questo comporta che, per il consumatore, un prestito costa molto di più di un anno fa. La BCE ha già fatto sapere che questa tendenza dovrebbe continuare almeno per tutto il 2023, e ad essere impattato sarà prima di tutto il mercato ipotecario.
I tassi dei mutui stanno già crescendo molto. Il TAEG dei fissi e dei variabili si aggira attorno al 3%, circa mezzo punto percentuale in più di settembre. Impauriti dalla rata in crescita, gli italiani potrebbero decidere di rimandare l’acquisto di una casa a quando i tassi si saranno stabilizzati. È una tendenza già in atto: se durante il 2021 i prestiti ipotecari, quindi i mutui per comprare case, avevano toccato i 53,4 miliardi di euro totali, nel 2022 si sono fermati a 47 miliardi di euro.
Una diminuzione dei mutui significherebbe una riduzione degli acquisti delle case, e quindi una diminuzione del loro valore. Il mercato immobiliare rischierebbe così di ritrovarsi, a pochi anni dalla crisi pandemica, in un’altra situazione drammatica per volume di vendite.
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