La benzina ha ripreso ha salire a causa della fine degli sconti sulle accise, e in Italia viaggia ormai verso i 2 euro al litro.
È la conseguenza della decisione del governo Meloni di non rinnovare gli sconti sulle accise, voluti da Draghi per limitare gli aumenti dei prezzi del carburante dovuti alle tensioni con la Russia.
Dopo mesi la benzina torna a salire quindi sulle strade italiane, e gli automobilisti cercano soluzioni alternative. Sopratutto per colo che abitano al nord, è facile guardare oltre confine dove le tasse non sono aumentate. Ecco quali sono i prezzi della benzina e del gasolio nei paesi circostanti all’Italia. Quanto conviene fare rifornimento all’estero?
Durante l’estate del 2022 i prezzi dei carburanti hanno cominciato ad aumentare sensibilmente. Causa principale era la guerra in Ucraina, che aveva causato tensioni sui mercati internazionali e alzato il prezzo del petrolio, con il beneplacito dell’OPEC, il cartello dei paesi produttori dell’oro nero. Per impedire che questi aumenti impattassero sulla popolazione già vessata da un’inflazione galoppante, il governo Draghi decise di tagliare 30 centesimi al litro di tasse.
In Italia infatti una parte sostanziosa del prezzo dei carburanti è composto dalle cosiddette accise. Si tratta di tasse sul carburante introdotte nel corso degli anni per finanziare diversi interventi e che sono rimaste, facendo lievitare il costo di benzina e diesel. L’intervento del governo Draghi era finanziato fino alla fine dell’anno, e stava al nuovo governo, guidato da Giorgia Meloni, rinnovarlo. La scelta dell’esecutivo è andata però nella direzione opposta.
Nella legge finanziaria la Presidente del Consiglio e i suoi ministri hanno deciso di puntare sull’abbattimento delle bollette, lasciando che i carburanti tornassero ad aumentare di prezzo. Una scelta che però non è stata rivendicata, al contrario l’esecutivo ha provato a incolpare altri attori degli aumenti. Anche se il ministro per lo Sviluppo Economico, le Imprese e il Made in Italy Urso ha accusato gli “speculatori” degli aumenti, il grosso dei 30 centesimi al litro che gli automobilisti italiani dovranno pagare sono però tasse reintrodotte dal governo.
L’aumento dei prezzi della benzina in Italia è quindi dovuto alle tasse. La materia prima ha circa lo stesso costo in tutti i paesi europei, quindi se quelli confinanti hanno un regime fiscale più leggero di quello italiano, il carburante costerà meno. Al momento nel nostro paese la benzina costa 1,82 euro al litro con il gasolio a 1,88. Il Diesel, tradizionalmente meno caro, è fatto con materie prime che provenivano principalmente dalla Russia e quindi il prezzo risente ancora della guerra. In autostrada però, dove i carburanti costano da sempre di più, il prezzo ha sfondato anche i 2 euro al litro.
I prezzi italiani sono in linea con quelli di molti paesi europei, e in alcuni casi anche leggermente più bassi. Dalla Svizzera alla Grecia, fino ai paesi nordici, circa 2 euro al litro alla pompa è il prezzo base. Fanno eccezione però tre paesi confinanti: Francia con 1,64, Austria con 1,50 e Slovenia con 1,30.
Ne consegue che gli abitanti di regioni come il Trentino-Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte, la Val d’Aosta e la Liguria, possano passare il confine e fare rifornimento a prezzi inferiori. Stesso vale per chi abita vicino a San Marino, dove il prezzo alla pompa è rimasto attorno ad 1,60 euro, anche se presto il piccolo stato tra Romagna e Marche dovrebbe adeguarsi ai prezzi italiani.
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