Da Roma a Milano passando per Parma e Napoli sono tante le città in cui c’è stato un aumento biglietti autobus. Quanto costano nello specifico
Facendo un mero calcolo matematico chi si sposta con i mezzi quest’anno spenderà in media circa 100 euro in più. Decisamente tanti se si considera il periodo attuale.
I rincari sono ormai dallo scorso anno all’ordine del giorno. Vista la situazione inerente i carburanti, che non accenna a placarsi, è piuttosto fisiologico pensare che anche il trasporto pubblico possa avere delle conseguenze in tal senso.
Ed infatti il quadro che si sta delineando è proprio questo. I biglietti per le corse di autobus e metro sono già in aumento in tutta Italia così come testimoniato da Assoutenti. Andiamo a vedere i vari casi di città in città.
A Napoli ad esempio il biglietto valido sia per la metropolitana che per l’autobus è aumentato già da qualche mese da 1,10 euro a 1,20 euro. Un incremento piuttosto lieve che però alla lunga incide su chi si sposta quotidianamente con i mezzi pubblici.
Quella della città partenopea è però la situazione più “rosea” in tal senso. Dal 9 gennaio a Milano si passerà da 2,00 euro a 2,20 euro, a Parma si va da 1,50 euro a 1,60 euro per la corsa semplice mentre a Ferrara da 1,30 euro a 1,50 euro. A Foggia si è arrivati alla cifra tonda ovvero da 0,90 centesimi a 1,00 euro.
Il caso potenzialmente più spinoso è quello di Roma. Al momento però non ci sono notizie certe per questo è bene non lasciarsi andare a facili allarmismi. Nella Capitale il prezzo per un biglietto Atac valido sia per la metro che per l’autobus è sempre lo stesso da diversi anni, nella fattispecie 1,50 euro.
Secondo le previsioni tuttora non confermate però dalla prossima estate il prezzo dovrebbe aumentare di ben 0,50 centesimi. Nel caso si tratterebbe dell’aumento più ingente dell’intero panorama nazionale. Ma è bene rimarcarlo, l’amministrazione comunale non si è ancora pronunciata in maniera definitiva.
Ad ogni modo questo dei rincari dei prezzi dei biglietti inerenti il trasporto pubblico rischia di diventare l’ennesimo macigno che va a gravare sulle fasce di reddito più basse. Solitamente infatti sono quest’ultime a servirsi maggiormente di servizi di questo genere.
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