Il 21 gennaio è la giornata degli abbracci. Scopriamo l’origine di questa festività e l’importanza correlata.
Domani sarà il giorno dedicato agli abbracci. Un gesto pieno di significato per chi lo dà e chi lo riceve.
Il bisogno di abbracciare è comune in tante persone. Il contatto con l’altro è fonte di energia, calore, rispetto e siamo stati fin troppo tempo senza poterne giovare. Due anni e mezzo di pandemia ci hanno tenuti lontani dagli affetti, una lontananza fisica dalle ripercussioni psicologiche importanti. Figli separati dai genitori, nipoti lontani dalle carezze dei nonni, amici che non hanno potuto supportarsi durante momenti di sconforto. E di motivi per chiedere o dare un forte abbraccio ce ne sono stati tanti, troppi. Ora è il momento di recuperare il tempo perduto, di tornare ad abbracciare dimostrando il proprio affetto alle persone care. Dobbiamo insegnare ai più piccoli cresciuti tra restrizioni e distanziamento il piacere del contatto umano, della fiducia da riporre tra le braccia di chi tende la mano. Domani è la giornata perfetta trattandosi del 21 gennaio, il giorno dedicato agli abbracci.
La ricorrenza della giornata degli abbracci è nata nel 1986 su idea del prete Kevin Zaborney. È stata fissata pochi giorni dopo la giornata più triste dell’anno, il Blue Monday. Questo giorno malinconico è legato al finire delle festività natalizie, al freddo che incombe sia come temperatura climatica che come gelo sul cuore per la separazione da amici e parenti con il ritorno alla routine frenetica e piena di solitudine in molti casi.
E di cosa si ha bisogno dopo un giorno di malinconia? Di un abbraccio fisico, che trasporti in una realtà lontana – e migliore – di quella dei social. Tutti noi siamo talmente catturati dall’avvento dei social network che spesso dimentichiamo di quanto sia bello passare un pomeriggio o una giornata realmente insieme agli amici e ai parenti. Potersi guardare negli occhi, ridere insieme e abbracciarsi. La scienza stessa riconosce l’importanza di un abbraccio, cingere le braccia intorno ad un corpo permette il rilascio degli ormoni che danno il buonumore.
Secondo lo psicologo David Schnarch un abbraccio è addirittura più potente di un bacio perché unisce a 360°, permette un legame più completo e forte. Stimola il rilascio di ossitocina (l’ormone del benessere psicofisico) e agisce sulla zona del cervello interna ai lobi temporali, l’amigdala. Migliora il buonumore, l’attività celebrale e permette una maggiore presa di coscienza delle emozioni.
L’ossitocina, inoltre, allontana lo stress, riduce la pressione sanguigna, migliora la vita sessuale e aiuta nelle interazioni sociali. Sembrano motivi più che sufficienti per elargire e richiedere abbracci ogni giorno ma più che mai il 21 gennaio, la giornata dedicata ai caldi e morbidi abbracci.
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