Dalle Regie Poste a Poste Italiane, la popolarità del Libretto è andata crescendo. Fino a un aggiornamento tecnologico estremamente utile.
Forse non tutti lo sanno ma la storia dei Libretti postali è antica quasi quanto Poste stessa. Al 1876 è datata la prima emissione, periodo post-unitario con necessità non solo di risparmio ma di organizzazione dell’economia della giovane nazione.
Compito tutt’altro che semplice, anche per un’azienda destinata ad attraversare un secolo e mezzo come Poste Italiane. Compito della quale, almeno per i primissimi tempi, fu quello di collegare al meglio le principali città del Regno d’Italia, in modo che comunicazioni, decreti e quant’altro fossero recepiti il più velocemente possibile dalla popolazione. In quel momento, il concetto di risparmio era radicalmente diverso dall’accezione riservata oggi a questo termine. Il quale ingloba, in qualche modo, anche le operazioni di investimento, o comunque di rendimento dei propri capitali. Alla fine dell’Ottocento, per le classi meno abbienti, operaie e contadine, le necessità erano giocoforza legate a una conservazione di quanto accumulato. Per chi, naturalmente, era abbastanza fortunato da riuscire ad mettere da parte qualcosa.
Oggi come oggi, il Libretto postale fa parte degli strumenti considerati quasi irrinunciabili dai risparmiatori. Addirittura superiori, in alcuni casi, al conto corrente stesso in quanto meno esoso in termini di costi. In qualche modo, dalla loro hanno un concetto classico (quello del risparmio) votato alla modernità, intesa come possibilità di variare nel novero delle offerte e dei pacchetti, consentendo in alcuni casi anche delle occasioni di rendimento dei propri risparmi. Una visione che ebbe già l’allora ministro delle Finanze Quintino Sella che, nel 1870, propose l’istituzione delle Casse di risparmio postali, che vedranno la luce solo nel 1875, quando era già terminato il suo terzo mandato come ministro.
Negli anni, la rilevanza nel gradimento dei risparmiatori è tutt’altro che calata. Nemmeno nel momento in cui Poste ha assunto a tutti gli effetti il ruolo di istituto di credito, consentendo ai contribuenti l’apertura di conti correnti e di altri strumenti volti al risparmio tanto quanto all’investimento. Il Libretto gode di una certa popolarità soprattutto fra le famiglie, che possono depositare alcune somme persino per persone minorenni, così da istruire in qualche modo figli e nipoti alla gestione delle finanze e far sì che, cresciuti, possano ritrovarsi qualche somma utile alle spese della vita. L’assenza di costi di gestione e quella estremamente limitata degli interessi (appena lo 0,1%), oltre che un’imposta di bollo sparita al di sotto dei 5 mila euro di deposito, ha fatto sì che i Libretti postali diventassero lo strumento prediletto, assieme ai buoni, fra quelli offerti da Poste.
Con un’evoluzione che, negli anni, ha portato al loro utilizzo alla stregua di un vero e proprio conto. Con tanto di possibilità di prelievo diretto, persino senza carta. Questo grazie a un generale potenziamento dell’assetto tecnologico di Poste Italiane, che ha concesso ai propri clienti l’opportunità di prelevare soldi sul proprio Libretto Smart direttamente dagli sportelli Atm delle varie filiali. Sarà tuttavia necessario effettuare l’abilitazione del proprio smartphone tramite l’app BancoPosta. Una volta fatto questo passaggio, basterà selezionare il tasto 9 dal tastierino dello sportello e aprire l’app, selezionando la voce “prelievo senza carta”. Dopodiché basterà inquadrare il codice QR seguire le indicazioni sul display, prima di scegliere l’importo e autorizzare il tutto con codice PosteID. Procedimento che potrebbe apparire cervellotico ma in realtà piuttosto intuitivo. E, soprattutto, anticode.
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