L’arresto di Matteo Messina Denaro ha posto fine alla latitanza dell’ultimo capo della Cosa Nostra che terrorizzò l’Italia negli anni ’90.
La mafia siciliana è ora la quarta per importanza, superata non solo da N’drangheta e Camorra, ma anche dalla Società Foggiana. In una trentina d’anni ha perso capi, potere e business in favore di altre mafie.
Cosa Nostra rimane però la prima mafia ad aver raggiunto livelli di ricchezza e potere talmente rilevanti da poter pensare di sfidare lo Stato stesso. È anche la prima ad essere diventata internazionale, grazie alle migrazioni che dalla Sicilia portarono decine di migliaia di famiglie negli Stati Uniti. Ed è proprio da questa espansione che il nome con cui la mafia siciliana è conosciuta è arrivato in Italia.
Anche se oggi è utilizzato per identificare moltissime tipologie di associazione criminale organizzata, il termine mafia è di origine siciliana. Compare per la prima volta nel 1863, nella rappresentazione teatrale i mafiusi de la Vicaria, ambientata nel carcere di Palermo. Prima che le venisse assegnato questo termine però, l’organizzazione era già in azione, approfittando del precario controllo che il neonato Stato italiano aveva sull’isola.
Ciò che poi verrà conosciuto come mafia, nasce nel periodo del Regno delle due Sicilie. Buona parte delle terre del sud Italia è governata da nobili latifondisti, che sfruttano i contadini per lavorare le proprie terre. Tra i sottoposti e i signori c’è una piccola classe di intermediari che, in assenza di uno Stato forte e di istituzioni che siano in gradi di farsi rispettare, si occupano anche di amministrare sommariamente la giustizia.
Questa sorta di Stato parallelo si scontra nel 1861 con il neonato Regno d’Italia, modellato sugli Stati nazionali europei e quindi fermamente intenzionato a contrastare qualsiasi forma di potentato locale parallelo alla propria autorità. Qui la storia della mafia si intreccia con il brigantaggio, finché non iniziano le migrazioni verso il Nuovo Mondo.
Prima degli anni ’60, la mafia siciliana era quella per antonomasia. Veniva quindi semplicemente chiamata mafia, senza un nome particolare che la distinguesse dalle altre organizzazioni simili del sud Italia. Fu però proprio dalla ramificazione americana dell’associazione che arrivò il nome con cui sarà conosciuta dalla fine del ventesimo secolo: Cosa Nostra.
Nato per identificare la natura segreta e chiusa dell’associazione criminale, il termine Cosa Nostra incarna uno dei valori fondamentali della mafia: l’omertà. Per anni questo nome fu osteggiato, per la filosofia di negazione dell’esistenza dell’associazione che i membri avevano assunto davanti al pubblico. Fu Tommaso Buscetta, uno dei primi grandi pentiti di mafia, a confermare l’utilizzo del nome Cosa Nostra e a permettere allo Stato di cominciare a smantellare l’organizzazione.
Negli anni 90 Cosa Nostra, capeggiata dal gruppo dei corleonesi di Riina, inizio una campagna di attentati diretti sia contro i magistrati che operavano nelle inchieste antimafia, che contro il patrimonio artistico italiano. L’arresto dello stesso Riina prima e di Provenzano poi però decapitarono l’organizzazione, che in pochi anni passò dall’essere la prima alla quarta mafia per importanza. Il recente arresto di Matteo Messina Denaro è l’ultimo atto della Cosa Nostra di fine millennio, e ne decreta la sua definitiva sconfitta.
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