A differenza di quello che si potrebbe credere l’ex bonus Renzi di 100 euro non è sparito. Molti lavoratori lo percepiscono.
Il bonus Renzi, inizialmente del valore di 80 euro al mese, è stato sostituito con il trattamento integrativo. Tale trattamento può raggiungere un valore massimo di 120 euro al mese e permette al lavoratore di ricevere fino a 1200 euro all’anno.
Come accade per la maggior parte dei bonus, anche il trattamento integrativo prevede il rispetto di determinate fasce di reddito.
Ad ogni modo, la misura viene anticipata dal datore di lavoro in busta paga oppure erogata dall’istituto previdenziale.
Il bonus Renzi è stato introdotto dalla legge di stabilità del 2015 e ha rappresentato un credito IRPEF erogato dal datore di lavoro in favore del dipendente, direttamente in busta paga. In quanto bonus, l’importo non concorreva alla formazione del reddito imponibile.
La somma di denaro era erogata in favore dei dipendenti con reddito complessivo non superiore a 26.000 euro. Fermo restando che c’era un ricalcolo per coloro che avevano un reddito compreso tra 26.000 e 28.000 euro.
Oggi l’ex bonus Renzi di 100 euro è stato sostituito con il trattamento integrativo ed è diventato un bonus IRPEF.
L’importo spetta ai lavoratori dipendenti il cui il reddito complessivo non è superiore a 28.000 euro. Tuttavia, con la legge di bilancio 2020 il bonus non ha cambiato solo nome in “trattamento integrativo”, ma è stato anche aumentato da 80 a 100 euro.
Il beneficio economico è stato affiancato ad un’altra misura, che è erogabile per dipendenti che percepiscono redditi leggermente più alti. Ci stiamo riferendo ad un ulteriore detrazione che permette di erogare un valore massimo di €80 al mese, per coloro che percepiscono redditi superiori a 28.000 euro. L’importo decresce progressivamente fino a zero per i soggetti il cui reddito è pari o inferiore a 40.000 euro.
Tuttavia, in una circolare del 2020 dell’Agenzia delle Entrate è stata comunicata abrogazione della suddetta detrazione. Dunque, il trattamento integrativo spetta solo ai dipendenti con reddito fino a 28.000 euro.
Vi è poi un’altra importante differenza con l’ex bonus Renzi che riguarda la categoria di cittadini a cui spetta il trattamento integrativo.
Di fatto, il beneficio del valore di 100 euro non spetta solo ai lavoratori dipendenti, ma anche ai lavoratori atipici, ai disoccupati, ai soggetti in cassa integrazione, a chi prende parte ad uno stage o a chi riceve borse di studio lavoro.
Resta salvo il principio per il quale la misura viene anticipata direttamente dal datore di lavoro in busta paga o erogata dall’istituto previdenziale.
Fermo restando che il lavoratore ha l’opportunità di recuperare la cifra che gli spetta durante la dichiarazione dei redditi. In tal caso, il rimborso viene erogato dall’Agenzia delle entrate.
L’agevolazione era prevista per il 2022 ed è stata prorogata integralmente anche per il 2023, senza alcuna novità, né di importo né di limiti reddituali.
I soggetti che hanno un reddito inferiore a 15.000 euro possono percepire la misura integrale nel valore di 1200 euro al mese. Mentre per i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro lordi all’anno spetta l’erogazione dell’ex bonus Renzi di 100 euro.
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