Il Governo Meloni ha dato il via libera ad una novità reddito di cittadinanza: si va verso la conferma del sussidio?
La Ministra del lavoro Marina Calderone ha dato il via libera alla raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea, con la quale si chiede a tutti gli Stati membri di adottare un reddito minimo contro la povertà.
In sostanza, l’Unione Europea ha chiesto ai Paesi della comunità di valutare l’idea di introdurre un sostegno alla povertà, ovvero qualcosa di simile al reddito di cittadinanza italiano.
A questo punto ci si domanda se la volontà del Governo di abolire il reddito sia ancora perseguibile o sia in conflitto con la raccomandazione UE.
Novità reddito di cittadinanza: facciamo chiarezza
Con la legge di bilancio 2023, è stata rinnovata la misura di sostegno alla povertà. Dunque, anche nel corso dei prossimi 12 mesi sarà possibile accedere al Reddito di cittadinanza, se pur con qualche modifica rispetto allo scorso anno.
Il Governo Meloni ha confermato l’imprescindibilità del Reddito di cittadinanza per i nuclei familiari in cui sono presenti over 60, minori e soggetti affetti da disabilità.
Nel frattempo, per i soggetti abili al lavoro, è prevista l’erogazione del reddito per un minor periodo di tempo. Infatti, si è passato dai 18 mesi, del 2022, a 7 mesi.
Inoltre, i percettori di reddito di cittadinanza non possono rifiutare le offerte di lavoro. Infatti, una delle novità del 2023 è proprio la decadenza del diritto a percepire il sussidio alla povertà di fronte al primo rifiuto di una proposta di lavoro.
Queste novità sono perfettamente in linea con il percorso di graduale eliminazione del reddito di cittadinanza, che il Governo ha intenzione di mettere in atto.
Tuttavia, di recente è arrivata una raccomandazione del Consiglio UE che invita gli Stati membri ad adottare un reddito minimo di sostegno alla povertà.
Si tratta dunque di una raccomandazione che è in completa controtendenza rispetto alle dichiarazioni fatte dal governo Meloni. Infatti, mentre in Italia si parla dell’abolizione del reddito, nel resto d’Europa si chiede di introdurre una misura di questo tipo.
È, dunque, probabile che il governo torni sui propri passi, per assecondare il consiglio UE?
Cosa prevede la raccomandazione
La raccomandazione del consiglio UE, in merito ad un reddito minimo come sostegno alla povertà, ha l’obiettivo di contrastare l’esclusione sociale. Inoltre, con l’introduzione di un reddito minimo si intende offrire un concreto sostegno alla fascia della popolazione più debole.
L’idea della del consiglio UE, è quella di combinare il sostegno al reddito con prestazioni minime ad altre prestazioni monetarie di accompagnamento o attraverso l’accesso a servizi essenziali.
Nella raccomandazione si legge chiaramente che istituire un reddito minimo non ha un impatto negativo sul mondo del lavoro. In particolare, nel testo si sottolinea che non ci sono dati a supporto di tali tesi.
Inoltre, nel testo della raccomandazione si evidenzia come il reddito da lavoro dovrebbe essere superiore rispetto al reddito minimo. In modo tale che, tale erogazione sia in grado dare supporto nella povertà ma non di disincentivare l’occupazione.
L’obiettivo della raccomandazione prevede che gli stati membri adottino un reddito minimo entro il 2030.
Cosa ne pensa il Governo?
La raccomandazione Ue in merito al reddito minimo sembra essere nettamente in contrasto con la volontà del governo di eliminare gradualmente il reddito di cittadinanza.
Tuttavia, alcuni esponenti di Fratelli d’Italia sostengono che il reddito minimo suggerito dalla comunità europea non ha nulla a che vedere con il reddito di cittadinanza.
In particolare, l’eurodeputato Nicola Procaccini ha sostenuto che le due misure sono diverse, basandosi su presupposti differenti. L’esponente di Fratelli d’Italia ha sostenuto che il reddito minimo rappresenta un sostegno correlato all’attività lavorativa, mentre nel caso del reddito di cittadinanza si tratta di un sussidio.
Stando alle parole dell’euroderoputato, è chiaro che il governo di centrodestra non sta rivalutando l’idea di eliminare il reddito di cittadinanza. Si conferma un punto saldo del programma elettorale e per alcuni addirittura un atto dovuto.
Senza dimenticare che quella fornita dall’Unione Europea è solo una raccomandazione, che, però, al governo italiano, non ha fatto cambiare idea in merito all’abolizione del reddito di cittadinanza.
Novità reddito di cittadinanza: occhio all’ISEE
È dunque chiaro che, nonostante la raccomandazione del Consiglio UE, il Governo guidato da Giorgia Meloni non abbia intenzione di fare alcun passo indietro sull’idea di abolizione del reddito di cittadinanza.
Il sussidio continuerà ad essere pagato anche durante il 2023, per effetto della legge di bilancio. Anche se, la manovra finanziaria ha previsto una radicale riforma della misura e ha già preannunciato l’abolizione definitiva a partire dal 2024.
Nel frattempo i percettori di reddito di cittadinanza e pensione di che intendono percepire il sussidio anche nel 2023 devono ricordare di aggiornare l’indicatore ISEE. Si tratta di un atto necessario per continuare a percepire l’assegno mensile.
Per il mese di febbraio 2023, l’erogazione dell’assegno è prevista intorno al 27 del mese. Tuttavia, coloro che percepiscono per la prima volta il reddito o la pensione riceveranno l’importo a partire dal 15 febbraio.
L’aggiornamento dell’ISEE deve avvenire ogni anno. Per evitare che ci siano interruzioni nell’erogazione del sussidio è necessario che l’aggiornamento avvenga entro il 31 gennaio. Si tratta di un documento necessario che permette all’INPS di calcolare l’importo della prestazione e di verificare che il richiedente abbia i requisiti necessari per ottenere il sussidio.
In base alle regole 2023, per percepire il reddito o la pensione di cittadinanza è necessario avere un ISEE inferiore a 9360 euro all’anno.
Politiche attive: la Calderone non mantiene la promessa
Lo scorso 21 dicembre è la Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, aveva preannunciato l’intenzione di introdurre un decreto a gennaio per specificare le condizioni volte a gestire al meglio le politiche attive.
Il mese di gennaio è ormai alle spalle e del suddetto decreto non c’è nessuna traccia. Il problema è che l’assenza del decreto lascia circa 404 mila nuclei familiari in una situazione di incertezza. A queste persone, infatti, non sarà confermata l’erogazione del reddito di cittadinanza a partire dal prossimo mese di luglio.
Ma nel frattempo non è stata proposta alcuna alternativa. Pertanto, come è prevedibile, migliaia di famiglie si troveranno senza alcun sussidio.