È prossimo il debutto di Poste Energia sul mercato dell’energia. Annunciate offerte innovative sui prezzi di luce e gas.
L’entrata del gruppo guidato da Matteo Del Fante potrebbe prendere in contropiede gli altri venditori. L’obiettivo del meccanismo innovativo messo a punto dal management di Poste Italiane punta a stabilizzare la spesa per le famiglie e a incentivare i comportamenti virtuosi.
Manca poco all’entrata di Poste Italiane sul mercato dell’energia. A metà febbraio infatti il gruppo guidato da Matteo Del Fante comincerà a vendere luce e gas. Stavolta la cosa dovrebbe partire davvero, dopo che lo scorso novembre il debutto di Poste Italiane nel mercato energetico era finito nel “congelatore” data la grande volatilità dei prezzi del gas e, di riflesso, dell’energia elettrica.
Una partenza dunque solo rimandata. Adesso sembra davvero essere venuto il momento dell’esordio, accompagnato da una imponente campagna pubblicitaria che vedrà Mara Venier nelle vesti della protagonista Mara Venier e Ferzan Ozpetek alla regia.
Da diverse settimane ormai, con la discesa a 180 euro a megawattora del prezzo del gas all’ingrosso sul Ttf di Amsterdam, la Borsa olandese del gas, i prezzi della materia prima si sono sostanzialmente stabilizzati. Una condizione indispensabile perché Poste Italiane potesse lanciare la sua nuova business unit Poste Energia in un mercato italiano già affollato di venditori.
Il gruppo farà leva su quello che appare fin da ora il suo asso nella manica: una offerta a prezzo fisso con un meccanismo che guarda al futuro: due anni di prezzo bloccato e la possibilità di accedere a una rata costante per 12 mesi, indipendentemente dai consumi energetici.
Come viene calcolata la rata? È costruita in base alla media dei consumi dell’anno precedente. Dopodiché alla fine dell’anno in corso si fa il consuntivo. Nel caso in cui i consumi registrati si siano rivelati superiori a quelli dell’esercizio antecedente si procede a rimodulare la rata al rialzo in base al differenziale aggiuntivo.
Al contrario, se i consumi sono in calo anche la rata si riduce. Altrimenti c’è anche la possibilità di azzerare ogni mese il differenziale. Come? Pagando una rata a prezzo fisso per contabilizzare i consumi effettivi e che dunque può variare quanto all’importo.
Il nuovo meccanismo messo a punto dai manager di Poste italiane si prefigge due scopi
Per Poste Italiane avere dei prezzi stabili all’ingrosso è importante per un fatto molto semplice: il gas che per due anni venderà a prezzo fisso deve essere comprato oggi. Alla data del primo di febbraio il Pun, il prezzo dell’energia elettrica sul mercato italiano, si aggirava sui 179 euro a megawattora. Per avere un termine di paragone basti pensare l’ultima estate il Pun aveva superato i 500 euro a megawattora.
Per fare un esempio: se Poste dovesse vendere la propria energia al prezzo attuale (più uno spread che mediamente è circa dello 0,4%) di 179 euro, stimando una certa quantità di consumi, ma i prezzi, da qui a un anno, dovessero tornare a schizzare vertiginosamente verso l’alto e magari (se facesse molto freddo o molto caldo) i clienti consumassero molto di più, il gruppo si troverebbe ad avere seri problemi.
Non solo per aver venduto energia a prezzi molto più bassi a quelli praticati sul mercato, ma anche perché dovrebbe fare i conti con perdite sostanziose per le forniture supplementari che dovrebbe comunque assicurare per coprire i consumi maggiori. Fornitura che sarebbe costretta a comprare sul mercato spot a prezzi vertiginosi.
Che è precisamente quanto accaduto negli scorsi mesi agli altri venditori, grandi o piccoli. Che proprio per questo motivo hanno accantonato le offerte a prezzo fisso ai nuovi clienti, portandole in alcuni casi anche a modificare unilateralmente i contratti (cosa vietata adesso per legge fino alla fine di giugno) per rialzare poi i prezzi alla scadenza delle condizioni economiche.
Il debutto di Poste Italiane potrebbe dunque avvantaggiarsi del momento di difficoltà delle utility, che avendo subito perdite sostanziose potrebbero avere più difficoltà a avere margini di manovra sulle offerte. Risultando così meno competitive. E essendo già finite nel mirino dell’Antitrust non potranno nuovamente cambiare le carte in tavola sulle condizioni contrattuali.
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