Molti lavoratori sono in attesa dell’ex-bonus Renzi: quando viene pagato il trattamento integrativo? Facciamo chiarezza.
Nel 2015 venne introdotto, nella busta paga dei lavoratori, che rientravano in una determinata fascia di reddito, il cosiddetto bonus Renzi. Lo scopo era quello di offrire un sostegno economico ai dipendenti con basso reddito.
Il susseguirsi di nuovi governi ha trasformato il bonus Renzi in quello che oggi è conosciuto con il nome di trattamento integrativo. Si tratta, anche in questo caso, di un accredito riconosciuto nella busta paga del lavoratore dipendente che è in possesso di determinati requisiti reddituali.
Il trattamento, alla pari del bonus Renzi, non concorre alla formazione del reddito imponibile. Tuttavia, rispetto al credito introdotto nel 2015, il trattamento integrativo prevede delle differenze in termini di importo e fasce di reddito.
Quando viene pagato il trattamento integrativo: facciamo chiarezza
Il trattamento integrativo è un importo riconosciuto ai lavoratori dipendenti. La misura ha sostituito il bonus Renzi.
I lavoratori dipendenti, a cui spetta il trattamento integrativo IRPEF 2023, riceveranno in busta paga 100 euro in più al mese. L’accredito spetta ai lavoratori che hanno un reddito annuo lordo pari o inferiore a 15.000 euro. Mentre, i dipendenti che hanno un reddito compreso tra 15 mila e 28.000 euro riceveranno un importo ridotto a patto che le altre detrazioni da lavoratori dipendente abbiano un valore superiore rispetto all’imposta lorda dovuta.
Quando è stato introdotto il bonus Renzi, nel 2015, la misura prevedeva l’erogazione di un importo pari a 600 euro, che è poi salito a 1200 euro.
Ma, già a partire dallo scorso anno, questo bonus è stato sostituito dal trattamento integrativo IRPEF che viene riconosciuto in questi casi:
- Lavoratore dipendente con reddito annuo lordo imponibile fino a €15.000, riceverà un trattamento integrativo pieno e pari a 1200 euro.
- Il lavoratore dipendente con reddito annuo lordo imponibile compreso tra 15 mila euro e 28.000 riceverà un trattamento integrativo il cui importo corrisponde alla differenza tra le detrazioni fiscali a cui ha diritto il lavoratore e l’IRPEF lorda a carico dello stesso. Anche in questo caso l’importo massimo che può essere percepito dal dipendente è pari a 1200 euro.
- I lavoratori dipendenti che hanno un reddito annuo lordo imponibile superiore a 28.000 riceveranno alcun trattamento integrativo sul reddito.
Trattamenti integrativo 2023: quanto spetta al mese
I lavoratori che hanno un reddito annuo lordo imponibile fino a €15.000 iniziò a ricevere il trattamento integrativo nella sua misura piena. Ciò vuol dire che questa categoria di dipendenti riceverà un importo pari a 1200, ovvero €100 al mese.
Tuttavia, poiché il trattamento integrativo pieno è di 1.200 ed è riconosciuto su base annuale, il calcolo mensile viene fatto in base alle cosiddette quote giornaliere.
In sostanza, quando il mese è di 31 giorni, al lavoratore saranno accreditati 101,92 euro in busta paga. Mentre, per i mesi di 30 giorni, il contributo sarà pari a 98,63 euro in busta paga.
Diverso è il discorso per i lavoratori che hanno un reddito imponibile compreso tra 15.000 e 28.000 euro. La disciplina prevede che anche a questa categoria di dipendenti spetti l’erogazione del trattamento integrativo, che però sarà pari alla differenza tra le diverse detrazioni fiscali previste dal modello 730 ed imposta lorda dovuta dal contribuente.
Pertanto i lavoratori che hanno un reddito compreso tra 15 e 28 mila euro riceveranno importi diversi in busta paga, riferiti al trattamento integrativo.
Ad ogni modo, anche per questa categoria di lavoratori l’importo massimo erogabile è di 1200 euro all’anno.
Quanto spetta a chi ha un reddito tra 15 e 28.000 euro
Come abbiamo visto anche i dipendenti che hanno un reddito lordo annuo imponibile compreso tra 15 mila e 28 mila euro hanno diritto al trattamento integrativo. In questo caso, l’accredito rappresenta la differenza tra le diverse detrazioni fiscali che spettano al dipendente rispetto all’imposta lorda dovuta dallo stesso.
Ma quali sono le altre detrazioni fiscali che concorrono al calcolo del trattamento integrativo 2023?
Affinché questa categoria di dipendenti possa ricevere il trattamento è necessario che la somma delle detrazioni previste dal TUIR abbiano un importo superiore all’imposta lorda.
Ci stiamo riferendo a detrazioni per:
- Familiari a carico;
- Redditi da lavoro dipendente e assimilati;
- Interessi passivi e oneri accessori per prestiti o mutui agrari;
- Interessi passivi e oneri accessori corrisposti Indipendenza di mutui garantiti da ipoteca su immobili;
- Rate di detrazioni per spese sanitarie interventi per recupero del patrimonio edilizio e riqualificazione energetica e tutte le altre detrazioni previste dalla normativa.
Dunque, affinché il lavoratore con reddito compreso tra 15 e 28 mila euro abbia diritto al trattamento integrativo è necessario che la somma delle detrazioni sopraelencate sia superiori all’imposta lorda. In tal caso, l’importo del trattamento integrativo sarà dato proprio dalla differenza tra imposta lorda e somma delle detrazioni.
Quando viene pagato il trattamento integrativo?
In base a quanto stabilito dalla normativa, il trattamento integrativo viene erogato direttamente in busta paga del dipendente. Esso rappresenta un anticipo da parte del datore di lavoro, che matura un credito nei confronti dell’INPS.
La disciplina prevede la possibilità per il dipendente di non ricevere l’ex bonus Renzi in busta paga. Questa scelta può essere legata ad un’incertezza in merito al reddito annuo lordo effettivo.
Infatti, il lavoratore che sospetta di avere una RAL superiore a 15 mila euro dovrebbe momentaneamente rinunciare al trattamento integrativo, per evitare, al momento del conguaglio, di dover restituire una parte delle somme ricevute.
Di fatto, la rinuncia al trattamento integrativo mensile non preclude la possibilità di ricevere ugualmente la somma di denaro, in un’unica soluzione, al momento della dichiarazione dei redditi.
In tal caso, il trattamento integrativo sarà erogato dall’Agenzia delle entrate sotto forma di rimborso. Per rinunciare al trattamento integrativo è possibile compilare un modulo, da consegnare al datore di lavoro. Tale modulo generalmente è fornito dallo stesso datore di lavoro, ma è disponibile anche sul sito dell’INPS.
In tal caso, basterà accedere alla piattaforma ufficiale dell’Istituto previdenziale, con le proprie credenziali digitali SPID o CNS, per scaricare il modulo da consegnare all’INPS (in mancanza di un sostituto d’imposta) o al datore di lavoro.