Tenere i soldi sotto il materasso: una scelta istintiva e naturale. Anche comprensibile se vogliamo in tempi di crisi.
Una decisione all’apparenza oculata, che sembra dettata dal buon senso. Che però, ahinoi, è tutto fuorché infallibile. Ecco perché in realtà potrebbe essere la peggiore delle soluzioni e quali sono le alternative.
Molti si chiedono – legittimamente – se, con rendimenti sempre più difficili da raggiungere e i pericoli legati alla sicurezza e alla volatilità dei mercati, non sia meglio evitare il rischio di investire optando per la sicurezza – ancorché a rendimento zero, senza contare l’erosione operata dall’inflazione – del proprio materasso.
Uno studio recente ci dice che scegliere il classico rimedio dei “soldi sotto il materasso“, in termini di valore reale, non è la cosa migliore da fare. Per proteggere i risparmi dagli effetti “erosivi” dell’inflazione bisogna investirli. Una possibilità che non richiede di avere chissà che somme colossali da investire. Piuttosto quello che serve sono intelligenza negli investimenti e una robusta educazione finanziaria.
Il potere erosivo dell’inflazione
Il problema è che la ricetta dei soldi sotto il materasso non tiene conto della lenta erosione del potere di acquisto da parte dell’inflazione, che come la classica goccia (gutta scavat lapidem) finirà per perforare la roccia su cui pensavamo di aver costruito il nostro gruzzoletto.
Per fare un attimo di conto, prendiamo un esempio trovato su Money.it. Prendiamo un’ipotetica somma di 1.000 euro e riavvolgiamo le lancette del tempo fino a novembre 1999. Pensiamo a un risparmiatore in ansia per il nuovo millennio imminente, pieno di incertezze sul futuro delle banche e dei mercati. E che così decide di tenere i suoi risparmi al sicuro (o almeno pensa) sotto il materasso.
Facciamo un altro salto nel tempo. In avanti stavolta, proiettandoci più in là di vent’anni, a novembre 2019. Scopriamo così che il valore reale di quei 1.000 euro si è quasi dimezzato. Il piccolo capitale su cui il risparmiatore pensava di dormire sonni tranquilli, sapendolo al sicuro sotto il materasso, adesso vale soltanto… 588 euro. Colpa dei ladri? No, dell’inflazione che in un ventennio ha fatto il suo lavoro, “scavando” un buco nel valore reale pur lasciando inalterato quello nominale. Così ha fatto crollare in maniera drastica il potere d’acquisto dei risparmi conservati gelosamente in casa.
In termini percentuali, il crollo del valore reale è superiore al 40%. Se invece di 20 anni avessimo considerato un periodo minore di tempo, 10 anni ad esempio, i 1.000 euro nel 2009 sarebbero diventati 875 (-12,5%), in 5 anni invece ce ne sarebbero rimasti 967 (-3,3%).
Far “lavorare” il denaro
Ecco perché tenere i soldi sotto il materasso non è la scelta migliore. Anzi, è forse una delle peggiori. Non soltanto non rendono niente, ma perdono anche valore a causa dell’inflazione. Sicuramente meglio, da questo punto di vista, i depositi bancari o gli immobili, anche se i loro rendimenti sono piuttosto bassi.
Gli esperti consigliano dunque di far “lavorare” il denaro se si vuole risparmiare davvero. Il problema è che gli ultimi scandali finanziari che hanno visto coinvolti pensionati con basso profilo di rischio che, “consigliati dagli esperti”, hanno acquistato obbligazioni subordinate, hanno fatto perdere un bel po’ di fiducia negli intermediari finanziari. Insomma, circola una sensazione di sfiducia generalizzata che trova conferma nei dati della Banca d’Italia, con la raccolta delle banche in discesa ormai dal 2013, un trend che ha avuto il suo picco nel 2012.
Per gli esperti vince il giusto mezzo: mettere da parte qualcosa sotto il materasso (o, meglio, in un conto corrente) mentre si aspetta una buona occasione di investire il denaro. Il consiglio è quello di diversificare il proprio portafoglio, con investimenti ricorrenti di importi piccoli ma costanti. I più consigliati in tempi agitati come quelli di adesso. L’immagine è quella che porta a pensare i nostri risparmi come un piccolo fortino dei pirati. La cosa migliore è suddividere il nostro capitale in tre bauli.
Nel primo baule possiamo mettere i contanti, come misura salvagente a tempo indeterminato. Dopo aver riempito il primo baule, si passa al secondo, con un mix tra azioni e obbligazioni per un periodo fino a 10 anni. Nel terzo baule invece dovrebbero trovare spazio gli investimenti a lungo termine: fondi pensione ad esempio, che rendono meglio in un arco pluridecennale.