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Economia e Finanza

Permessi in busta paga: quando il datore è sanzionabile

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Floriana Vitiello

In base a quanto stabilito dei contratti collettivi nazionali i lavoratori dipendenti hanno il diritto a fruire di permessi in busta paga.

I permessi retribuiti sono calcolati su base oraria e vengono indicati in ogni busta paga. I permessi maturano ogni mese in busta paga, in base a quanto stabilito a CCNL di categoria. In questo modo, il dipendente ha la possibilità di lavorare con un orario ridotto, dopo aver presentato un’espressa richiesta al datore di lavoro.

Eco di Milano

Grazie ai permessi, il lavoratore può assentarsi dal lavoro per svolgere commissioni urgenti, senza dover rinunciare alla propria retribuzione. Si tratta, dunque, di un diritto riconosciuto al lavoratore dipendente, che rappresenta una forma di tutela nei confronti del lavoratore.

Scopriamo cosa succede al datore di lavoro, quando non retribuisce le ore di permesso.

Permessi in busta paga: facciamo chiarezza

L’ordinamento giuridico italiano prevede diverse tipologie di permessi retribuiti ai quali i lavoratori dipendenti hanno la possibilità di accedere. Si tratta, infatti, di diversi permessi con differenti finalità, che hanno lo scopo di tutelare il lavoratore. Dunque, il permesso retribuito altro non è che un diritto del lavoratore che ha la possibilità di assentarsi dal lavoro conservando la retribuzione piena.

Alcune tipologie di permessi sono concessi per svolgere specifiche attività. È questo il caso dei permessi legge 104 riconosciuti ai caregiver che assistono familiari affetti da disabilità. In tal caso, il lavoratore si assenta solo per offrire assistenza al disabile.

Poi ci sono i permessi ROL, acronimo di riduzione orario di lavoro. Si tratta di permessi durante i quali il lavoratore ha la possibilità di assentarsi dal lavoro conservando il diritto alla retribuzione al 100%.

Tali permessi maturano in base alle disposizioni previste dal contratto collettivo nazionale. Ad esempio, nel contratto commercio al lavoratore sono riconosciute 56 ore annuali di ROL, per le aziende fino a 15 dipendenti. Mentre per le aziende con più di 15 dipendenti, i permessi individuali e retribuiti sono di 72 ore all’anno.

Infine, ci sono le ex festività. Si tratta per l’appunto di festività soppresse che hanno dato luogo a permessi retribuiti. Anche in questo caso, il godimento del permesso dipende dal CCNL di riferimento. Ad esempio, nel contratto collettivo commercio i lavoratori hanno la possibilità di godere delle ore di permesso retribuite per le quattro festività abolite, in gruppi da quattro o otto ore, per un totale complessivo di 32 ore di permesso.

Come leggere la busta paga

Per capire quante ore di permesso abbiamo maturato occorre leggere la busta paga. Infatti, i permessi retribuiti maturano nel corso del rapporto di lavoro. Inoltre, i permessi devono essere utilizzati in base alle modalità e alle tempistiche stabilite dal contratto collettivo di riferimento.

Per questo motivo, qualora il lavoratore non riuscisse o non potesse fruire dei permessi secondo i tempi previsti dal CCNL di riferimento, la disciplina prevede che alla mancata fruizione dei permessi venga corrisposta un’indennità economica sostitutiva.

Generalmente, l’ammontare dell’indennità corrisponde alla retribuzione del lavoratore in base alle ore di permesso non utilizzate.

Il lavoratore che intende conoscere il saldo dei propri permessi retribuiti deve consultare la busta paga. La maggior parte dei cedolini riporta, nella parte in basso a sinistra, un riquadro in cui è indicato il numero di ferie maturate, quello di ferie godute e il saldo delle ferie disponibili. Sotto, il lavoratore può conoscere i permessi retribuiti maturati, quelli goduti e il saldo dei permessi disponibili.

Nel caso in cui, il datore di lavoro effettuerà la liquidazione dei permessi non goduti il lavoratore troverà la voce tra le competenze erogate in busta paga.

In base ai permessi di riferimento, il lavoratore troverà la dicitura: ROL, ex festività, permessi o indennità sostitutiva dei permessi non goduti.

Cosa succede alle ferie e ai permessi non goduti

Quando il lavoratore presenta ferie o permessi non goduti vuol dire che ha accumulato un determinato numero di giorni di ferie e di ore di permessi che non ha utilizzato.

La normativa ha fissato al 30 giugno la data entro la quale è prevista la scadenza di ferie e permessi maturati.

Di fatto ogni anno, al 31/12 i permessi maturati dal lavoratore finiscono in una sorta di banca dati del dipendente.

Il datore di lavoro ha la possibilità di scegliere di saldare quelli non goduti al termine dell’anno. In alternativa, il datore può permettere ai suoi dipendenti di beneficiare delle ore accumulate entro il 30 giugno. Se il datore di lavoro decide di retribuire i permessi non goduti al 31 dicembre effettuerà il pagamento dell’indennità con lo stipendio di gennaio. Mentre, se si dà tempo al lavoratore di fruire dei permessi fino al 30 giugno, l’eventuale pagamento è previsto nella retribuzione di luglio.

Tuttavia ci sono delle differenze in base ai CCNL di riferimento. Infatti, la regola sopra descritta è applicabile ai lavoratori impiegati con il contratto collettivo nazionale commercio.

Per i metalmeccanici, invece, i permessi che non vengono utilizzati entro il 31 dicembre potranno essere goduti dal lavoratore per un periodo massimo di 24 mesi. Al termine dei due anni di tempo, i permessi non goduti devono essere liquidati in busta paga.

Se, invece, prendiamo come esempio il CCNL Agenzie di assicurazione scopriamo che i lavoratori non hanno la possibilità di monetizzare i permessi non goduti né di accumularli per l’anno successivo.

Ad ogni modo, in base a quanto stabilito dall’ordinamento giuridico italiano, per tutelare i lavoratori, il datore di lavoro deve incentivare i dipendenti a godere dei periodi di ferie e permessi spettanti.

I rischi per il datore di lavoro

In merito alla fruizione di ferie e permessi retribuiti, la legge stabilisce che questi rappresentano un diritto del lavoratore per il quale non è possibile impedirne l’accesso.

In sostanza, il datore di lavoro che non garantisce almeno quattro settimane di riposo, impedendo al dipendente l’accesso alle ferie può essere sanzionato con multe che vanno da 120 a 72 euro.

Inoltre, la legge italiana prevede che il datore di lavoro risarcisca dei danni il lavoratore per il mancato godimento di un diritto fondamentale stabilito a livello contrattuale.

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Floriana Vitiello

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