Al lavoratore disabile e al caregiver familiare sono riconosciuti i permessi legge 104/92. Scopriamo gli aspetti retributivi e contributivi.
In base a quanto stabilito dalla legge 104 del 1992, i soggetti affetti da disabilità grave e i loro caregiver hanno diritto ai permessi retribuiti. Si tratta della possibilità, per il lavoratore, di assentarsi dal lavoro per assistere il familiare affetto da disabilità.
La disciplina prevede che il lavoratore caregiver possa assentarsi per un massimo di tre giorni al mese, senza dover rinunciare alla propria retribuzione. Quella dei permessi rappresenta una tutela che serve a garantire l’integrazione sociale e lavorativa, tanto dei disabili quanto dei loro caregiver.
Ma cosa succede dal punto di vista retributivo e contributivo quando il lavoratore usufruisce dei permessi legge 104/92?
Permessi legge 104/92: facciamo chiarezza
In base a quanto stabilito dall’articolo 33, comma 3, della legge 104/92 il lavoratore disabile e il familiare che lo assiste ha il diritto a fruire di permessi mensili retribuiti e coperti da contribuzione figurativa.
Ciò vuol dire che, durante i tre giorni di assenza dal lavoro il caregiver percepisce il 100% della sua retribuzione. Inoltre, durante le 72 ore di assenza al lavoratore spetta il versamento di una contribuzione figurativa. Questo tipo di contribuzione è valida ai fini del diritto alla pensione, ovvero dell’anzianità contributiva, e ai fini del calcolo della pensione, ovvero dell’assegno.
Con la circolare numero 15/2001, l’istituto previdenziale ha fornito indicazioni in merito alle modalità dell’accredito figurativo. In particolare, nel documento l’INPS ha tenuto a precisare che i permessi di cui possono si usufruire ai lavoratori disabili non sono gli stessi concessi al genitore del bambino al di sotto dei tre anni di età. Infatti, in questo caso la contribuzione figurativa prevista concede una copertura parziale con la possibilità di integrazione da parte dell’interessato.
Permessi legge 104 dell’impiego pubblico
Anche i lavoratori dipendenti del settore pubblico hanno diritto alle tutele previste dalla legge 104. Ciò vuol dire che anche questa categoria di lavoratori può beneficiare dei permessi e dei congedi retribuiti.
In base a quanto specificato nella circolare INPDAP numero 34/2000, i permessi mensili per i lavoratori disabili e per i caregiver familiari sono retribuiti e computati nelle anzianità di servizio. Anche i permessi orari fruiti dal lavoratore disabile e da genitore con bambino al di sotto di tre anni di età sono retribuiti e sono computati nelle anzianità di servizio.
Contributi figurativi legge 104: come funziona
La legge 104 prevede che il lavoratore affetto da disabilità e il caregiver familiare sia assentino in virtù di permessi e congedi retribuiti. Durante, tale periodo di astensione dal lavoro, il dipendente ha diritto alla retribuzione piena e ad una contribuzione figurativa. Quest’ultima è utile sia per il calcolo dell’età pensionabile che per il calcolo degli importi di pensione.
Tuttavia, la disciplina prevede un tetto massimo di contribuzione figurativa riconosciuta ai lavoratori in congedo che corrisponde a 12.322,53 euro all’anno.
In base all’ordinamento giuridico italiano i lavoratori dipendenti devono versare il 33% della propria retribuzione lorda annua nelle casse previdenziali. Ciò vuol dire che il lavoratore che ha una retribuzione annua lorda di €50.000, durante il periodo di congedo straordinario si troverà a versare un valore inferiore di contributi rispetto ai versamenti che avrebbe effettuato se avesse lavorato.
In questo caso, contribuzione figurativa rappresenta un valore negativo per il lavoratore che si trova ad effettuare versamenti inferiori. Tutto ciò finirà per incidere, inevitabilmente, sul montante contributivo e sul calcolo dell’assegno di pensione.
Il lavoratore che, invece, ha una retribuzione inferiore ai 40.000 euro non avrà alcun problema di contribuzione. Infatti, in questo caso, la retribuzione figurativa è caratterizzata da un tetto massimo che riuscirà a coprire adeguatamente i versamenti del lavoratore. Dunque, la penalizzazione scatta per coloro che hanno retribuzioni più alte.