Che fare quando ci arriva una bolletta del gas che ci pare davvero troppo alta rispetto a quanto abbiamo realmente consumato?
E a chi spetta dimostrare che la bolletta è sbagliata? Come sempre, in casi come questi, è indispensabile sapere come muoversi per contestare la bolletta. Perché non è affatto scontato che il consumatore debba sempre rassegnarsi a pagare – magari in silenzio – il conto che gli presenta il fornitore di energia. Ecco dunque come possiamo fare a contestare una bolletta del gas.
Prima di tutto bisogna accertarsi che ci sia davvero un errore nella fatturazione della bolletta del gas. Dopodiché, una volta appurato che l’errore effettivamente c’è, la prima cosa che dobbiamo fare è:
- chiamare il call center del fornitore di gas per fare la segnalazione;
- spiegare, quando apriamo la segnalazione, i motivi che ci spingono a credere che ci sia un errore in bolletta;
- aspettare la risposta del fornitore.
Se l’istanza di revisione con reclamo scritto dovesse essere rigettata o la risposta non arrivasse proprio non sarà inutile mandare una diffida formale (cioè una lettera di reclamo) al nostro fornitore. Lo possiamo fare in due modi: o attraverso una raccomandata a/r oppure mediante la posta elettronica certificata (Pec). Il che vuol dire che è inutile perdere tempo a spedire un reclamo con la posta ordinaria o la nostra normale posta elettronica perché né in un caso né nell’altro verrà preso in considerazione.
Pagare o non pagare la bolletta troppo esosa?
La cosa importante da sapere è che finché non vengono prese decisioni sul reclamo (rigettato o accolto) la società energetica non potrà sospenderci la fornitura di gas.
Nel caso in cui la cifra da pagare indicata nella bolletta del gas risulti troppo elevata rispetto al consumo riscontrato attraverso l’autolettura, il consumatore ha davanti a sé due strade:
- non pagare l’intero importo della bolletta fino a quando ché la situazione col fornitore non verrà chiarita;
- pagare soltanto quella parte di importo della bolletta che l’utente reputa dovuta e attendere i chiarimenti della società fornitrice per il resto della somma addebitata in fattura.
Se la bolletta è stata involontariamente pagata per intero (come può accadere quando l’utenza è domiciliata in banca e non c’è stato modo di stoppare il pagamento), l’utente può chiedere di farsi rimborsare la somma al massimo entro cinque giorni dalla data di emissione della fattura.
Che dati deve contenere la lettera di reclamo
Prima di tutto il consumatore nella lettera di reclamo deve dettagliare il motivo per cui non vuole pagare tutta la somma che si è visto addebitare. Nel caso in cui il motivo della contestazione sia il classico “doppione” – ovvero una bolletta già pagata per cui il fornitore chiede di nuovo il pagamento – bisognerà allegare la ricevuta del precedente versamento alla lettera di reclamo.
Ecco invece i dati che dovremo inserire nella lettera di reclamo:
- nome, cognome e codice fiscale dell’intestatario della fattura;
- codice cliente assegnato dal fornitore;
- indirizzo della fornitura per la quale vogliamo contestare la bolletta che ci è arrivata;
- codice del contatore relativo alla fornitura (composto da una serie di 15 numeri);
- codice PDR, ovvero del punto di riconsegna: si trova indicato nella bolletta del gas;
- numero della fattura contestata e data di emissione.
Le ragioni per contestare la bolletta del gas e a chi tocca l’onere della prova
I motivi, tutti validi, che ci spingono a contestare una bolletta del gas possono essere diversi. Quello più comune è l’importo troppo elevato addebitato in fattura rispetto al consumo effettivo. Per tenere sotto controllo i consumi reali l’utente può fare l’autolettura del contatore. Se c’è discrepanza tra i numeri che ha rilevato lui e quelli indicati in bolletta, può far partire la contestazione.
Spesso c’è poi la classica “doppia bolletta”: una fattura già pagata che ci viene nuovamente addebitata dal fornitore. Come detto, in questo caso alla lettera di reclamo va allegata la ricevuta del pagamento già eseguito.
Possiamo contestare la bolletta del gas anche nel caso in cui la fattura inviata dal fornitore risulti incompleta. Ossia se è troppo vaga o manchino delle informazioni necessarie (per esempio il periodo di fatturazione, i dati sui consumi rilevati, e così via).
Tipicamente all’origine del reclamo ci può anche essere il caso di un contatore del gas obsoleto, che non funziona. Un altro classico motivo di contestazione della bolletta è il decorso del termine di prescrizione. Per il gas il termine è pari a 2 anni: il fornitore non può chiederci pagamenti per periodi precedenti agli ultimi due anni.
Possiamo contestare la bolletta del gas anche quando la società fornitrice vuol farci pagare servizi che non abbiamo richiesto esplicitamente.
Secondo la giurisprudenza, una volta che il consumatore ha fornito elementi tali (indizi) da far presumere che la bolletta è sbagliata, spetta poi al fornitore dimostrare che i calcoli sono esatti e che il contatore funziona a dovere. Dunque non spetta all’utente dimostrare che la bolletta del gas è sbagliata.