Capita a volte di avere degli oggetti d’oro da vendere per ricavare un po’ di soldi. Ma quanto ci verrà pagato al «Compro oro» o in gioielleria?
Ecco perché può essere utile sapere come viene calcolato il prezzo dell’oro usato o da investimento, quale tassazione si applica e di quali documenti abbiamo bisogno per vendere i preziosi da cui vogliamo ricavare qualcosa.
Quando, magari per far fronte a una spesa imprevista, abbiano necessità di vendere i gioielli di famiglia o dell’oro che tenevano nel cassetto per fare un po’ di cassa, il primo pensiero è quello di andare in uno dei tanti negozi «Compro oro» che si trovano in città.
Ma non è da escludere l’opzione di rivolgersi a un gioielliere, magari di fiducia. Anche il gioielliere infatti può valutare e comprare un oggetto prezioso o in oro (moneta, anello, catena, ecc.). Non è però scontato che lo voglia fare, essendo questa per lui un’attività secondaria rispetto alla vendita di preziosi.
La prima cosa da sapere è che pesare l’oggetto per farsi un’idea della quantità di oro da vendere in gioielleria è poco importante. Potrebbe essere che l’oggetto da cui vogliamo ricavare del denaro non sia composto soltanto di oro. Per cui gli altri materiali e le impurità andranno scartate: una valutazione, quella del metallo prezioso effettivamente presente, possibile solo a un esperto.
Quello che possiamo fare invece è farci un’idea della quotazione più recente dell’oro, così da poter controllare che il professionista ci proporrà una cifra corrispondente o meno all’attuale quotazione del metallo biondo.
Una volta portato in gioielleria l’oggetto, il gioielliere controllerà la purezza del metallo prezioso (ossia la caratura dell’ora) con uno speciale lentino e usando degli agenti chimici. Sulla base dell’esito dell’esame e della quotazione del giorno, avanzerà la sua proposta. Se sarà interessato ad acquistare il nostro oggetto, potrà farci una di queste due offerte per pagarlo:
In linea di principio, sia dal «Compro oro» che in gioielleria possiamo vendere qualunque genere di oggetto d’oro. Anche oro da investimento (il “lingotto”, per capirsi), non soltanto oro usato, catenine o anelli. Lo rende possibile, anche ai normali cittadini, la legge n. 7/2000 (che esenta anche dal pagamento dell’Iva su questo genere di operazioni, diversamente dalla vendita di oro usato, assoggettata a Iva).
Sulla vendita di oro da investimento va però pagata una tassazione del 26% sulla plusvalenza. Vale a dire che se è stato comprato a 1.000 e venduto a 1.500 andrà pagato il 26% sulla differenza, cioè 500, che rappresenta il guadagno della vendita rispetto all’importo pagato all’acquisto (dimostrabile in fattura). Se non si è in possesso della fattura relativa all’acquisto originale, sarà applicata l’imposta sostitutiva. In questo caso lo Stato presume un guadagno equivalente al 25% complessivo del ricavato della vendita, dal quale andrà detratta la tassa del 26%.
Quali sono gli elementi in base al quale il nostro oro usato sarà valutato in gioielleria? Sono tre, cioè:
Per vendere oro in gioielleria bisogna esibire al titolare del negozio un documento di identità in corso di validità (carta d’identità, passaporto, patente) oltre al proprio codice fiscale. Il gioielliere a sua volta dovrà rilasciare il documento di acquisto che certifica l’acquisto e che il cliente dovrà conservare per eventuali controlli.
Nel caso in cui l’oggetto venduto sia di valore superiore a 12.500 euro, l’operazione andrà comunicata all’Unità di informazione finanziaria (Uif). Se dovesse superare i 15.000 euro, il gioielliere è tenuto a chiedere di compilare il documento di adeguata verifica per l’antiriciclaggio.
I titolari di «Compro oro» hanno anche l’obbligo di fotografare gli oggetti acquistati e di tenere le immagini a disposizione delle autorità per 10 giorni. Non così i gioiellieri, che però hanno l’obbligo di registrare ogni operazione e comunicarla all’Agenzia delle entrate. Per il documento di registro serve una marca da bollo da 2 euro (a carico del cliente).
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