L’ordinamento giuridico italiano prevede l’erogazione del TFR dipendenti privati. Di cosa si tratta e come viene calcolato?
In base a quanto stabilito dall’ordinamento giuridico italiano, i dipendenti del settore privato hanno diritto al trattamento di fine rapporto. Si tratta di una somma di denaro che il datore di lavoro ha l’obbligo di accantonare annualmente, in proporzione alla retribuzione del dipendente.
La somma di denaro complessiva accantonata è soggetta a rivalutazione e viene riconosciuta al lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
Il TFR dipendenti privati spetta sia in caso di licenziamento che di dimissioni e, ovviamente, in caso di pensionamento.
In presenza di determinate condizioni e rispettando determinati requisiti, è possibile chiedere l’anticipo del TFR. Si tratta di un diritto riconosciuto al lavoratore, mediante il quale quest’ultimo ha la possibilità di accedere ad una quota del trattamento maturato fino a quel momento, anche durante il rapporto di lavoro.
Il trattamento di fine rapporto spetta al lavoratore dipendente, al termine del rapporto di lavoro. La somma di denaro messa da parte dal datore di lavoro è calcolata sommando le quote di TFR accantonate ogni anno. La quota accantonata annualmente dal datore di lavoro deve essere pari e non superiore all’importo della retribuzione annua divisa per 13,5. È, dunque, chiaro che il TFR è un importo che dipende dalla RAL del dipendente.
La divisione per 13,5 è utilizzare convenzionalmente per tutti i lavoratori, a prescindere dal fatto che essi percepiscono 13esima o 14esima mensilità.
Ad ogni modo, per calcolare correttamente il trattamento di fine rapporto, che il datore di lavoro deve accantonare, vengono presi in considerazione i seguenti elementi:
Il lavoratore che percepisce, in un anno, una retribuzione di 21mila euro, andrà incontro ad una quota di TFR accantonata che sarà calcolata in questo modo:
Anche il trattamento di fine rapporto è sottoposto a rivalutazione, con lo scopo di evitare che la liquidazione del dipendente privato subisca una svalutazione.
Per questo motivo, il 31 dicembre di ogni anno l’ammontare del trattamento di fine rapporto del lavoratore dipendente, che è stato accantonato negli anni precedenti, deve essere rivalutato in base ad un determinato tasso. Ci stiamo riferendo ad una percentuale fissa dell’1,50% e al 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo accertato dall’ISTAT, rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente.
Dunque, la rivalutazione non coinvolge anche la quota accantonata al 31/12, ma solo l’importo accumulato fino a quel momento.
Il TFR è soggetto a tassazione separata nel rispetto della disciplina inserita nel Testo unico delle imposte sui redditi, con particolare riferimento agli articoli 17 e 19.
Grazie all’applicazione della tassazione separata si impedisce che l’accredito dell’importo del TFR gravi eccessivamente sul reddito familiare ai fini IRPEF, nell’anno in cui avviene la liquidazione.
Di fatto, è prevista la tassazione solo della quota capitale, ovvero dell’importo accantonato dal datore di lavoro. Mentre le rivalutazioni annuali sono tassate con un’imposta sostitutiva erogata annualmente.
Infine, è doveroso ricordare che l’imposta sul TFR non è calcolata in maniera definitiva. Il legislatore ha stabilito che l’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di liquidare l’imposta in base all’aliquota media di tassazione dei cinque anni precedenti a quello in cui è maturato il diritto alla liquidazione.
Per sapere qual è il TFR al netto delle tasse da versare occorre conoscere alcuni elementi:
Per conoscere la base imponibile è necessario moltiplicare l’importo del TFR accantonato per 12 (un numero fisso convenzionale previsto dalla disciplina). Il risultato di questa moltiplicazione deve essere diviso per gli anni di attività lavorativa del dipendente privato.
In questo modo, si conosce la base imponibile alla quale andranno applicate le aliquote e gli scaglioni di reddito vigenti nell’anno in cui è cessato il rapporto di lavoro. Dopo, è necessario ottenere l’aliquota media che è data dalla percentuale del rapporto tra l’imposta ottenuta, applicando l’aliquota IRPEF vigente, e il reddito di riferimento.
Il lavoratore dipendente privato che percepisce un TFR di 35.000 dopo aver lavorato 25 anni, si troverà a dover pagare tasse su un reddito imponibile di: 35.000×12, ovvero 420.000 euro. Quest’importo, diviso per il numero di anni effettivamente lavorato, ovvero 25, sarà pari a 16.800 euro. Questa è la base imponibile di partenza alla quale andremo ad applicare le aliquote IRPEF attuali, per avere un’imposta totale di 3963 euro.
In base agli scaglioni vigenti, è prevista l’applicazione di una aliquota del 23% su €15.000 per un valore di 3450 euro. E l’applicazione di un’aliquota del 27% per la quota eccedente ai 15.000 euro, ovvero su 1800 euro. Il risultato è di 486€. Considerando che l’aliquota media è del 23,4%, il TFR netto, nel nostro esempio, sarà uguale alla differenza tra il TFR lordo e l’imposta, ovvero: 35.000 – 8190 = 26.810 euro.
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