Cosa direste se un banale test risultasse un metodo diagnostico dell’Alzheimer prima che questo si manifesti in stadio avanzato?
I ricercatori hanno scoperto un sistema semplice di diagnosi precoce dell’Alzheimer e di altre malattie neurodegenerative.
Le problematiche neurodegenerative sono le più temute dalle persone. Nel momento in cui il cervello dovesse perdere gradualmente o meno le sue funzioni non si sarebbe più vivi ma sopravvissuti protagonisti di una realtà appena percepita. L’Alzheimer, nello specifico, è una malattia cattiva che porta al non riconoscere i propri cari e a dimenticare le cose. Tale patologia colpisce, oggi, circa il 5% delle persone con più di 60 anni ma ciò non esclude la possibilità che possa manifestarsi anche in giovane età. In Italia sono stimati oltre 500 mila casi di Alzheimer. L’alterazione delle funzioni celebrali rende complicata anche la più semplice azione quotidiana e rappresenta una tragedia non solo per chi ne soffre ma anche per i familiari che perdono la persona giorno dopo giorno.
Il decorso della malattia è lento, mediamente i pazienti vivono tra gli otto e i dieci anni dopo la diagnosi. Inizialmente ci sono solo piccoli problemi di memoria, lentamente poi i tessuti celebrali vengono inesorabilmente danneggiati. Farmaci curativi non esistono, la scoperta precoce è fondamentale per rallentare l’aggravamento dei sintomi.
Alzheimer, un test per la diagnosi precoce
Una cura definitiva che faccia regredire la malattia non è ancora stata trovata. Se scoperta in tempo, però, è possibile somministrare tacrina, donepezil, galantamina e rivastigmina per limitare l’aggravarsi dei sintomi. I ricercatori sono costantemente alla ricerca di un segnale positivo ma la strada si preannuncia ancora lunga. Un passo avanti, però, è stato mosso da alcuni ricercatori italiani.
Nello specifico hanno scoperto un metodo che permetterebbe di diagnosticare l’Alzheimer e altre malattie neurodegenerative precocemente. Ad ideare il test la dottoressa Francesca Burgio, dirigente del Servizio di Neuropsicologia e Laboratorio di neuropsicologia all’Istituto San Camillo del Lido di Venezia.
Ha osservato pazienti in fase di pre-demenza concentrandosi su un aspetto che caratterizza il declino cognitivo ossia l’uso dei soldi.
Ecco il metodo ritenuto efficace
Anche prima dell’aggravarsi delle condizioni, la persona affetta da Alzheimer inizia a perdere alcune delle capacità essenziali come, ad esempio, non riuscire a riconoscere il valore di una moneta o di una banconota né il valore economico di ciò che si intende comprare. Lo scollegamento dalla realtà è solo all’inizio ma già individuabile.
Da qui la realizzazione di un test – Nadl-f – da parte della dottoressa Burgio e del suo team di ricercatori. Più fasi lo caratterizzano e prevedono che il paziente identifichi monete e banconote per poi passare a richieste più complesse come valutare il valore economico di alcuni oggetti. Infine si passerà a fare domande più complesse ad esempio “Cos’è l’IBAN”. Poi si chiederà di risolvere una situazione specifica.
Dalle risposte dei pazienti i medici riusciranno a comprendere se la persona sta manifestando o meno i primi sintomi dell’Alzheimer e decidere, così, quali altri test più approfonditi eseguire.