Il dramma segreto che in pochissimi conoscono o ricordano di Giulio Golia: il retroscena sull’inviato de Le Iene spiazza tutti.
Giulio Golia è uno degli inviati storici de Le Iene, uno dei giornalisti più coraggiosi ed allo stesso tempo conosciuti non solo all’interno del programma che ormai da tantissimi anni va in onda su Italia Uno, ma anche e soprattutto un uomo coraggioso che, a causa del suo lavoro, ha vissuto due momenti davvero molto difficili all’interno della sua vita. Lo ha raccontato in una vecchia intervista a Tv Sorrisi e Canzoni in cui ha avuto modo di svelare che cosa gli è successo mentre stava realizzando due servizi, i quali risalgono ormai a parecchi anni fa ma che, allo stesso tempo, hanno sicuramente lasciato un segno indelebile all’interno della sua vita e, soprattutto, anche in quello della sua famiglia.
Il giornalista, che da praticamente quasi 30 anni realizza servizi per lo show di Davide Parenti, è una vera e propria personalità all’interno del programma che, di fatto, senza di lui quasi è come se non esistesse: lui, insieme a pochi altri come Matteo Viviani, Luigi Pelazza e la compianta Nadia Toffa, che ancora oggi ha lasciato un vuoto immenso nel cuore di tutti, sono di fatto i volti senza i quali questo programma è diventato quello che è oggi, uno spaccato, a volte divertente a volte triste e drammatico, dell’Italia di oggi.
Ecco il racconto drammatico di Giulio Golia riguardo a due eventi davvero terribili che gli sono capitati mentre era sul posto di lavoro.
Giulio Golia ha avuto modo di raccontare i due momenti in cui gli hanno sparato. Due situazioni sicuramente diverse ma non per questo meno drammatiche ed allo stesso tempo terribili. La prima volta è accaduto mentre si stava occupando del clan camorristico dei Casalesi, con un colpo d’avvertimento che lasciava intendere, senza troppi giri di parole, che lui in quel mondo non avrebbe dovuto entrare né tanto meno avrebbe dovuto raccontarlo.
La seconda volta, invece, mentre si trovava in Puglia, ha finto per qualche tempo di essere un immigrato che era fuggito dai centri per rifugiati e, una volta suonato ad una porta di una casa per chiedere un po’ d’acqua, dall’alto hanno deciso di sparargli.
In quel caso, però, come ha avuto modo di sottolineare lui stesso, “mi trovavo nel posto sbagliato al momento sbagliato”.
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