Il Buono Postale del coniuge fa perdere 800 euro di rimborso, la verità poco conosciuta

I buoni postali creano molti dubbi sul loro inserimento nel patrimonio familiare. Oggi esaminiamo il caso del buono postale intestato al coniuge a carico fiscalmente.

Il buono postale incassato si aggiunge al reddito complessivo? In effetti, la normativa prevede che i rendimenti scaturiti dall’incasso di un buono postale sono da considerare in aggiunta al reddito complessivo. Questo comporta che l’importo può far superare il limite consentito dalla normativa, pertanto, si perde il requisito del fiscalmente a carico.

Buono Postale del coniuge
Buono Postale e coniuge a carico (IA) – Ecodimilano.com

Il soggetto è considerato a carico fiscalmente nell’anno 2024, quando non supera i 2.840,51 euro di reddito, al netto degli oneri deducibili. Per i figli di età non superiore a 24 anni, il limite è di 4.000 euro.

Ad esempio: il signor Giuliano ha a carico fiscalmente la moglie Rosa. Rosa non ha redditi ma nel 2023 ha incassato un buono postale di 2.600 con interessi pari a 350 euro. Il reddito complessivo di Rosa è di 2.850 euro. Anche se per poco, Rosa ha superato il limite di reddito di 2.840,51 euro e non è più a carico del marito Giuliano.

Buono Postale e reddito complessivo: si perde la detrazione di 800 euro

Il reddito complessivo annuo del nucleo familiare, comprende i redditi di tutti i componenti della famiglia, anche non dichiarati. Tali redditi devono essere considerati al lordo delle imposte e al netto dei contributi previdenziali e degli assegni familiari. Ai fini fiscali il reddito complessivo, include tutte le somme percepite che concorrono alla formazione del reddito imponibile (art. 3 del TUIR).

Inoltre, concorre al reddito complessivo imponibile, il reddito del coniuge non legalmente separato, l’assegno di mantenimento percepito dal coniuge separato o divorziato, è escluso l’assegno di mantenimento destinato ai figli. Infine, non concorre al reddito complessivo imponibile, l’importo mensile derivante dall’indennità di accompagnamento INPS.

I buoni postali e gli interessi incassati, sono considerati redditi da capitale e concorrono alla formazione del reddito complessivo, unitamente ai redditi derivanti da lavoro dipendente o autonomo, di pensione e redditi diversi (ad esempio: premi, vincite, plusvalenze da cessioni immobiliari, eccetera).

Se il reddito del coniuge supera il limite di 2.840,51 euro, si perde la detrazione per il coniuge a carico di 800 euro nel caso i redditi non superano i 15mila euro. Invece, se i redditi sono superiori a 15mila euro ma inferiori a 80mila euro, la detrazione per il coniuge a carico è di 690 euro.

Buoni Postali e Titoli di Stato: la normativa ISEE è cambiata

Il buono postale rappresenta per gli italiani, la migliore fonte di investimento. Fino al 2023 i buoni postali e i Titoli di Stato posseduti dal nucleo familiare, dovevano essere inseriti nel calcolo della DSU, ai fini del valore ISEE.

La Legge 213 del 30 dicembre 2023, ha escluso dall’ISEE 2024 i Titoli di Stato (BOT, BTP e CCT), i certificati del tesoro zero-coupon (CTZ), i Buoni Fruttiferi Postali e i libretti di risparmio postale (comma 183 articolo 1 della legge 213). In effetti, il possesso dei titoli indicati, non avrà più rilevanza ai fini dell’ISEE familiare.

Titoli di Stato e i prodotti finanziari di raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Statosono esclusi dall’ISEE fino al valore di 50mila euro.

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